La Signora rosica e rosicchia «Cara Inter, stiamo arrivando»

RomaNon due punti persi ma uno rosicchiato. Il primo a dirlo è Legrottaglie quando si dispiace per il palo preso alla fine. «Peccato, sarebbe stato un gol pesantissimo» spiega per poi aggiungere «comunque abbiamo recuperato un punto e l’Inter deve stare attenta». Dopo tocca ad Amauri, «da meno 8 a meno 3 - sottolinea - ora inizia un altro campionato» e infine ecco Claudio Ranieri mettere i puntini sulle i: «La verità è che loro correvano per 4, andavano a 8mila all’ora, bravi davvero. Partita bella, un tempo per ciascuno e bravo Ariaudo. Meno 3? Vogliamo rosicchiare altri punti, stasera poteva essere una buona occasione, ma complimenti alla Lazio. L’Inter? Tutti hanno alti e bassi e noi speriamo nell’aggancio».
Fatto sta, sotto gli occhi di 007 Daniel Craig, l’attore che interpreta il famoso agente - ieri seduto in tribuna - si aspettavano i numeri dello Za-Pa-Ro, il tridente d’attacco della Lazio che vanta uno score totale di 20 reti, quello che ha tenuto i biancocelesti aggrappati alla zona Champions. O ancora il solito colpo da biliardo di Del Piero. Invece, i big attesi hanno mancato l’appuntamento: Zarate, re degli assist del campionato, ha regalato solo dribbling a volte improduttivi ed è stato sostituito a un quarto d’ora dalla fine (tra i fischi del pubblico e con parole polemiche verso Rossi «sostituisci sempre me». Si prenderà la stoccata di Lotito: «Le decisioni sono del tecnico e vanno rispettate»). Quanto a Pandev, reduce dalla sua prima tripletta in serie A, si è fatto notare solo per un tiro sparato alle stelle da buona posizione. Rocchi ha invece trovato nel baby Ariaudo (al debutto in serie A a neppure venti anni) un ostacolo insormontabile. E che dire di Del Piero, che rimedierà addirittura un giallo – forse immeritato - per un fallo su Ledesma. Troppo poco. Non pervenuto Amauri, catturato nella morsa dei difensori laziali e quindi reso innocuo.
Ecco che nell’Olimpico popolato (sono oltre 50mila gli spettatori presenti) spuntano invece due comprimari. Uno è Cristian Daniel Ledesma, il centrocampista argentino che proprio ieri festeggiava la centesima partita con la maglia biancoceleste. L’altro è Erik Olof Mellberg, il difensore svedese che di solito fa il centrale ma nell’emergenza si ricicla terzino destro. Sono loro a mettere il sigillo su una partita inferiore alle attese per intensità e agonismo. Il laziale, diventato cittadino italiano l’anno scorso l’11 luglio, riceve la chiusura di Lippi e una mezza apertura da Maradona. Insomma, se la nazionale italiana non pare interessata a lui, l’ex Pibe de Oro lo segue con interesse per regalargli – un giorno, forse – una maglia della Seleccion. Il confronto con Sissoko e Cristiano Zanetti lo stimola particolarmente. In questa stagione un solo gol, ma pesante, quello del 3-3 a Udine che concluse la clamorosa rimonta laziale. Ieri al 25’ del primo tempo indirizza dall’out sinistro una punizione verso la porta di Manninger: tiro non irresistibile, come l’uscita del portiere austriaco che agevola l’ingresso in rete del pallone.
Cinque minuti di gloria per il colpo inatteso, poi altrettanto sorprendente arriva quello juventino. Merito di Mellberg, la cui testolina sbuca in una difesa quanto mai generosa sul corner di Marchionni. Primo sigillo in A per lui che, con l’Aston Villa, fu il primo giocatore a segnare all’Emirates, il nuovo stadio dell’Arsenal. Arrivato a Torino forte di un precontratto con i bianconeri, ha vinto le diffidenze iniziali facendosi trovare pronto ogni volta che Ranieri ne ha avuto bisogno.

Ha sostituito egregiamente Legrottaglie e Chiellini al centro della difesa e, come ieri sera, Grygera esterno a destra. Un segno del destino se il primo gol in serie A è arrivato all’Olimpico, anche se lui avrebbe preferito in quello di Torino.

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