Signora in silenzio stampa Ma «cinguetta» su Twitter

Genova Juve, questione di numeri. Tre pali, una rete annullata, zero gol. E meno quattro punti dal Milan. Il Genoa ferma anche al ritorno i bianconeri infuriati contro un arbitro - Rizzoli - che in effetti sbaglia lo sbagliabile, ma anche clamorosamente a favore degli uomini di Conte. «Avete visto tutti, ce ne andiamo», è stato l’annuncio del silenzio stampa deciso a caldo, nella pancia del Luigi Ferraris, confermato su Twitter: «Le immagini parlano da sole». Parole dettate probabilmente anche dall’amarezza per il mezzo passo falso arrivato al termine di una gara dalle infinite emozioni. A Marassi non hanno ancora preso posto tutti i trentamila presenti che, dopo 21 secondi, Palacio innescato da Gilardino, con un pallonetto costringe Buffon al miracolo. Ancora centoventi secondi, e Giaccherini anticipa Carvalho e Frey con la punta dello scarpino ma per capire di quanto esce la palla occorre il microscopio elettronico. Al 14’ tocca a Frey dimostrare che il record di reti subite non è certo colpa sua e sulla stoccata di Marchisio cancella un gol già segnato sui tabellini. Nel primo tempo il gioco bianconero passa molto poco da Pirlo e tocca a Vucinic inventare le azioni che però portano solo alle proteste per una trattenuta in area ai danni di Matri. Il Genoa non ha una chiara idea di gioco, ma con il ritorno di Gilardino accanto a Palacio, riesce ugualmente a far paura. L’argentino beffa De Ceglie con un sombrero al limite dell’area, il difensore fa un muro da pallavolista: giallo inevitabile, mentre Jankovic spreca la punizione d’oro. La giornataccia di Rizzoli raggiunge il suo apice quando Vucinic si fischia da solo un fallo prendendo la palla in mano al limite dell’area rossoblù. L’arbitro ubbidisce e decreta la punizione tra l’incredulità generale.
Anche la ripresa regala occasioni nitide soprattutto all’inizio. Vucinic approfitta del regalo di Marino che gli lascia Marco Rossi in marcatura e sfiora due volte il vantaggio. Al 7’ coglie la traversa su calcio d’angolo e al 13’ ancora di testa accarezza il palo a Frey battuto. Due minuti e un’altra occasionissima: Pepe sbuca sul secondo palo alle spalle della difesa immobile ma da meno di un metro centra il legno. Il Genoa è scosso, resiste e prova qualche alleggerimento, con Gilardino che si sfianca guadagnando qualsiasi pallone arrivi oltre i venti metri di frattura che esiste tra i due attaccanti e il resto della squadra. Anche il presidente rossoblù Enrico Preziosi riconosce i meriti della Juve, che nonostante le assenze avrebbe potuto vincere la partita. E che l’avrebbe probabilmente vinta se fosse stato convalidato al 26’ un gol a Pepe, fermato per un fuorigioco che neppure la tv chiarisce. Le proteste dei bianconeri però vengono notevolmente annacquate da altre due decisioni di Rizzoli che fanno infuriare il Genoa. Al limite dell’area, Gilardino salta secco De Ceglie che lo stende: fallo ma non secondo cartellino giallo che pareva inevitabile. E a recupero appena iniziato c’è anche un rigore di Pirlo su Marco Rossi.

L’arbitro giudica l’intervento sul pallone ma non concede neppure l’angolo. Un errore marchiano c’è comunque a completare una partita che la Juve avrebbe meritato di vincere, che ha solo pareggiato, ma che ha finito per perdere negli spogliatoi.

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