Torino - Gente che viene e gente che va. La Juventus di questi giorni assomiglia tanto a un porto di mare: esperienza nuova anche questa, per il popolo bianconero che era abituato a piccoli aggiustamenti e non a rivoluzioni vere e proprie per di più a pochi giorni dall'inizio del campionato. I tempi cambiano per tutti, però. E la Juve si adegua: Marotta fa e disfa perché, come ha detto ieri Del Neri, «le cose si evolvono e il mercato è questo. Noi pensiamo a giocare e basta». Intanto, però, stasera nel ritorno dello spareggio di Europa League contro lo Sturm Graz (vittoria bianconera all'andata per 2-1) il tecnico di Aquileia non ha convocato né Diego né Trezeguet: «Devono pensare al loro futuro. In compenso ho tolto un problema ai giornalisti: Del Piero giocherà sicuramente».
Battuta anche ben riuscita, volendo. E comunque la Juve è questa. Una matassa che un giorno ha una forma e il giorno dopo ne assume un'altra: non potendo dubitare del fatto che Marotta abbia le idee chiare, tanto vale prendere atto e basta. E la fredda cronaca dice anche che, più della Juve, in Europa hanno speso finora solo il Manchester City dello sceicco Mansour e il solito Real Madrid: 160 milioni circa per i primi (arrivati a Boateng, Silva, Yaya Tourè, Balotelli e Milner), un'ottantina per i secondi che si sono assicurati De Maria, Ozil, Leon, Canales, Cavalho e Khedira. La Signora non ha fatto tanto, ma si è difesa più che bene pur tra mille acrobazie di bilancio e formule che variano tra l'acquisizione completa del cartellino e il prestito con diritto di riscatto. Nel dettaglio: Pepe 2,6 (più altri 7,5 per il saldo), Storari 4,5, Martinez 12, Bonucci 15,5, Motta 1,25 più altri 3,75, Krasic 15, Lanzafame 0,5. Detto che Aquilani è arrivato in prestito (i 16 milioni per il riscatto saranno nel caso pagati nei prossimi tre esercizi), fanno comunque quasi 63. Cui certamente vanno tolti i 20 e più derivanti dalle partenze di Molinaro, Tiago, Poulsen, Criscito, Almiron, Giovinco ed Ekdal, ma che rimangono comunque una bella cifra. L'equilibrio di bilancio resta però un obiettivo imprescindibile: per questo Marotta ha deciso di fare di tutto per «abbassare il costo del lavoro», ovvero lasciare partire quei giocatori con stipendi sproporzionati sostituendoli con chi ha più fame e meno pretese. Nel dettaglio: l'addio di Trezeguet - sprint a due tra Alicante e Saragozza, con buonuscita di un paio di milioni - non farà strappare le vesti a nessuno visto che avrebbe guadagnato 4,5 milioni fino a giugno 2011. Idem dicasi per Camoranesi (3), Grosso (2) e Salihamidzic (2). E con la partenza di Diego si incasseranno altri 18-20 milioni buoni a finanziare ulteriori operazioni in entrata: Di Natale o chi per lui (6-7), magari Pazzini (valutato 20, ma con possibile contropartita tecnica da inserire), il difensore del Villareal Capdevila (5-6) e con ogni probabilità anche Burdisso, da soffiare alla Roma non più in prestito ma a titolo definitivo (8 milioni). Su quest’ultimo, e riferendosi al recente botta e risposta fra Moratti ed Elkann, Ranieri ha commentato: «A noi l’Inter non vuole darlo... loro e la Juve sono come i pisani: litigano di giorno e fanno pace di notte». Si vedrà. Quanto al fair play finanziario, «noi lo applichiamo già» è il biglietto da visita dei bianconeri di questi tempi. E dal momento che a partire dal triennio 2011-2014 la Uefa imporrà di contenere il deficit di bilancio sotto la soglia dei 45 milioni di euro - pena la mancata iscrizione alle coppe europee - la Signora non ha alcuna intenzione di sgarrare.
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