Il silenzio di Berlusconi: per noi parlano i fatti

Il Cavaliere da mercoledì sera è in un centro benessere in Umbria per curare il mal di schiena

nostro inviato a Melezzole (Terni)

Non si vede, non si affaccia, non esce. E, soprattutto, Silvio Berlusconi non parla. Almeno in maniera ufficiale, pubblica. Se ne sta «rintanato», nel cuore dell’Umbria, e non risponde per le rime a Walter Veltroni. Convinto com’è che i cittadini sappiano perfettamente chi si sia speso davvero per risolvere la vicenda Alitalia. E così, soddisfatto per il percorso che si va via via delineando nella Capitale, il premier non replica in maniera frontale all’ultimo attacco del segretario del Pd, lanciato nel pomeriggio dal salotto tv di Bruno Vespa. Niente, neppure una breve nota, anche se l’idea, raccontano, per un po’ gli è pure balenata.
Ma la linea guida è un’altra: non ribattere, per adesso, a chi lo accusa di aver insultato la Cgil, l’opposizione che «cercava di dare una mano». La migliore risposta - ragiona il Cavaliere con i suoi - il governo l’ha già data. Come dire, parlano i fatti, visto che la cordata di imprenditori italiani non si è materializzata dal nulla. Detto questo, pur non volendo prestare il fianco a nuove polemiche, a palazzo Chigi non si nasconde la «delusione», un po’ di irritazione, per le frasi pronunciate dal leader dei democratici. In quest’ottica, infatti, s’inquadrano le parole di Paolo Bonaiuti. «Dov’è finito il suo buonismo? - si chiede il portavoce del governo -. Dov’è finito lo spirito del Lingotto? Veltroni resta un camaleonte: prima faceva il buono, ora fa il cattivo».
Da Berlusconi, intanto, in linea con la scelta di non rispondere con lettera a lettera, tre giorni fa - ipotesi invece gradita in quel caso a Gianni Letta - nessuna «stoccata» diretta al suo principale antagonista. Insomma, se ne sta in disparte e offre l’intero palcoscenico al fidato sottosegretario. Quello che, su suo mandato, cura la difficile trattativa per far quadrare il cerchio tra Cai e sindacati, ed evitare il fallimento della compagnia di bandiera.
E così, fatta eccezione per i contatti telefonici con lo stesso Letta, il premier attende. Pronto a rientrare già oggi a Roma, nel caso in cui si chiuda la partita. Ma in tanto, nelle ultime 48 ore, s’è ritirato nei pressi di Terni. All’Healt center «Marc Messegué». Struttura d’eccellenza, incastonata al centro di una vallata immersa nel verde. A un paio di chilometri da Melezzole, duecento anime, frazione di Montecchio. In un luogo off-limits. E non solo perché nel centro benessere ci siano solo il Cavaliere e parte del suo staff. Per raggiungerlo, infatti, non basta girare con una semplice mappa scaricata da Internet. Servirebbe un «tom tom» per districarsi tra le stradine che salgono su, fino a oltre seicento metri d’altitudine, tra girasoli, uliveti e trattori ai lati. Ma tant’è.

Il presidente del Consiglio si affida alle cure dell’istituto per curarsi da una fastidioso mal di schiena («s’è beccato il colpo della strega all’ultimo Cdm», spiegano). E da mercoledì, nonostante il depistaggio verso i cronisti non sia del tutto riuscito, è a riposo. «Blindato», in un attesa di buone notizie da Roma.

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