Roma - Due giorni di silenzio. Un silenzio pubblico, con la rinuncia di sabato alla visita a Lampedusa (dove era atteso per le note vicende legate agli sbarchi) e la rinuncia di ieri alla telefonata che avrebbe dovuto chiudere la tre giorni di Mirabello (dove Angelino Alfano ha fatto la sua prima uscita da segretario del Pdl). Ma anche un silenzio privato se, chiuso da due giorni nel suo buen retiro di Porto Rotondo, è praticamente da sabato a pranzo che Silvio Berlusconi non prende telefonate. «Il presidente richiamerà quanto prima», rimbalza cortese tutte le chiamate la segreteria di Villa Certosa.
Il Cavaliere, dunque, non vuol parlare. Una scelta meditata che ha due ordini di ragioni che si incrociano con l’attesa apertura dei mercati di questa mattina. Oggi, infatti, si capirà se il comunicato congiunto Berlusconi-Tremonti di venerdì scorso unito all’intervento pubblico del governatore di Bankitalia Mario Draghi sono riusciti nell’intento di stoppare l’attacco speculativo all’Italia. Ogni parola, insomma, potrebbe essere fuori luogo. E tanta è la preoccupazione su questo fronte che il premier avrebbe dato ordine tassativo ai suoi ministri di «sospendere senza se e senza ma» ogni polemica con il ministro dell’Economia. Non è questo, insomma, il momento delle rese dei conti. Se ne parlerà poi.
Ma l’apertura dei mercati Berlusconi la guarderà con una certa attenzione anche per vedere quale sarà la reazione della Borsa alla sentenza d’appello che sabato ha condannato la Fininvest a pagare 560 milioni di euro alla Cir di Carlo De Bendetti. E anche in questo caso la scelta più accorta è quella di non andare oltre il comunicato ufficiale di Marina Berlusconi. Un intervento telefonico ad una manifestazione di partito nel quale non si sarebbe potuto esimere dal parlare della vicenda Mondadori, insomma, avrebbe rischiato di fare più danni che altro. Anche perché cosa davvero pensi il premier della decisione d’appello non è certo un mistero, così come non è un segreto la convinzione che la magistratura abbia deciso di fare una sorta di salto di qualità in quella che il premier non esita a definire «una vera e propria aggressione» passando dal tentativo di incastrarlo per la via giudiziaria (e del gossip) al fronte economico finanziario. «Vogliono farmi fallire - diceva in privato nei giorni scorsi - perché questa sentenza contro la Fininvest non è altro che una rapina a mano armata».
Il vero fronte, però, resta quello della stabilità della finanza italiana. Perché l’attacco speculativo di venerdì scorso che ha visto crollare Piazza Affari e schizzare i differenziali è stato senza precedenti negli ultimi quindici anni. Tanto che il ministro degli Esteri Franco Frattini ieri invitava «governo ed opposizione insieme» a «difendere un’Italia solida nei conti e nei fondamentali economici», un Paese «unito, deciso e capace di scoraggiare ogni attacco speculativo». Sarebbe il miglior modo, aggiunge il titolare della Farnesina, per «onorare i 150 anni dell’unità d’Italia». Un appello, quello alle opposizione, che dà la misura di quanto il momento sia delicato. Tanto che pure Paolo Bonaiuti non esita a dire che «Berlusconi ha deciso di non parlare a Mirabello perché si aprono i mercati domani» (oggi per chi legge, ndr). La speculazione, ammette il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier, «è in atto» perché «ci sono dei movimenti che sui mercati si ripropongono ciclicamente pur non avendo un motivo reale alla base». «L’economia italiana - aggiunge - è però assolutamente solida, cosi’ come le sue banche. E gli stress-test che usciranno a fine settimana lo dimostreranno». Insomma, «fiducia e tranquillità».
Un Berlusconi in attesa, dunque. E certamente non di ottimo umore.
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