Il silenzio dell’Europa sul partito dei pedofili

A quanto pare al peggio non c’è mai fine: in Olanda, si è appena costituito il primo partito politico dei pedofili, con tanto di statuto ufficiale, nel quale si chiede la possibilità, da parte degli adulti, di avere rapporti sessuali con bambini al di sotto dei 12 anni, purché consenzienti. Può un bambino, che so, di sei anni ritenersi responsabilmente consenziente? Ma che razza di Europa è mai la nostra? Un continente dove si sanziona una nazione come l’Austria, perché un partito della destra nazionalista è andato al governo; o dove si sbattono in galera storici revisionisti per reati d’opinione. Poi qualcuno si stupisce che aumentino gli euroscettici. Non molto tempo fa l’onorevole Giovanardi paragonò la legislazione olandese sull’eutanasia a quella nazista, scatenando un vespaio di polemiche; ora verrebbe da chiedersi se i nazisti fossero anche pedofili, perché se la risposta a tale domanda fosse negativa si dovrebbe arguire che certi signori, del Paese dei tulipani e dei mulini a vento, sono anche peggio dei fanatici della croce uncinata. La mia sarà pure una provocazione, ma a qualsiasi persona di buon senso dovrebbe far ribrezzo chi abusa dei bambini.


L’Olanda, seguita a ruota dalla Spagna, sta diventando il tempio di una nuova religione sociale, caro Donini. Una religione che attribuisce al «diverso», alle minoranze, una caratura morale, culturale, politica e sociale di gran lunga superiore a tutto ciò che corrisponde alla norma. Nel solco di questa religione si colloca anche l’isteria multiculturale e multietnica che porta ad elevare una serie di valori extra o subnazionali ben al di sopra di quelli che, insieme, formano l’identità di un popolo. Il tutto, poi, giustificato col principio che la felicità (qui intesa come porco comodo) deve essere accessibile a tutti. E siccome bisogna, siccome è obbligatorio essere felici, lo Stato deve fare in modo che nessuno si senta discriminato per aver trasgredito a leggi, usi, regole di comportamento imposti da una società ritenuta gretta e fobica. Avrà certo notato, caro Donini, come dilaghi il suffisso «fobia»: chi non approva i matrimoni gay è accusato di omofobia; chi difende la civiltà occidentale dalla percussione islamica e accusato di islamofobia; chi condanna la pedofilia è accusato di sessuofobia. Si arriverà presto a dichiarare criminofobi quanti condannano moralmente o legalmente ladri, grassatori e assassini. Verso i quali bisogna invece manifestare comprensione e accondiscendenza in quanto appartengono ad una minoranza e le minoranze, le diversità anche più stravaganti e nel caso della pedofilia più ripugnanti, vanno non solo salvaguardate, ma sostenute.
Non si stupisca, caro Donini, se l’Europa intesa come Ue non ha fiatato di fronte all’iniziativa olandese. Proponendosi di forgiare una nuova civiltà sradicandola dal proprio passato, dalla propria cultura, storia e valori comuni, Bruxelles e l’Europarlamento ci vanno a nozze con il Partito dei pedofili. Che nella sigla, Nvd, rispecchia inoltre il canone della nuova religione sociale. L’acronimo sta infatti per «Naastenliefde, Vrijheid en Diversiteit», ovvero «Amore per il prossimo, Libertà nella Diversità». Vede? Libertà nella diversità, liberi di essere diversi e in tale condizione non venire discriminati, anche se la diversità consiste nell’intrattenere rapporti sessuali con dei bambini. Tema per altro caro a Nichi Vendola, autorevole esponente di Rifondazione Comunista, il partito del Presidente della Camera.

Intervistato da Stefano Malatesta di Repubblica l’attuale Governatore delle Puglie mostrò un certo disappunto per le difficoltà incontrate nell’affrontare «un tema come quello della pedofilia, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti e trattarne con chi la sessualità l'ha vista sempre in funzione della famiglia e della procreazione». Ha letto bene, caro Donini: Vendola parlò di diritto. Diritto dei minori ad avere rapporti con gli adulti. E viceversa. Per dirla politicamente corretta, Vrijheid en Diversiteit.
Paolo Granzotto

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