RomaNel day after del faccia a faccia con Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi dedica tutta la sua giornata a cercare di sbrogliare la complicata partita delle Regionali, concentrandosi soprattutto sul nodo pugliese. Decine di incontri e di telefonate, durante le quali torna solo saltuariamente sulla «tregua armata» firmata giovedì a Montecitorio e punta più volte il dito contro la «politica dei due forni» dellUdc che non esita a definire «inammissibile».
Il Cavaliere, però, è anche deciso a chiudere la querelle con il presidente della Camera. Così, non è un caso che a sera decida di fermarsi con i cronisti dopo una rapida visita a una mostra di antiquariato in via del Babuino. «Arrabbiato con Fini? Nemmeno per sogno. Le frasi che mi vengono attribuite dai giornali - dice il premier prima di rientrare a Palazzo Grazioli - sono del tutto inventate». Chiari segnali di pace, insomma. Perché che il pranzo di giovedì alla Camera sia stato un po teso non è certo un mistero per nessuno. Il premier, però, ha intenzione di trovare una soluzione alla questione, tanto che è probabile che i due si rivedano già giovedì prossimo proprio per dare seguito allimpegno di un maggior coinvolgimento del presidente della Camera. Un incontro che potrebbe essere allargato anche ai tre coordinatori del Pdl e ai capigruppo di Camera e Senato, per dargli quel significato politico che tanto sta a cuore allex leader di An. Che poi da parte del premier resti un certo fastidio fa parte delle cose, tanto che anche ieri in privato ha nuovamente evocato «la proverbiale pazienza di Giobbe».
Il nodo della giornata, però, sono le Regionali. E in particolare il ruolo dellUdc. Contro la «politica a macchia di leopardo» di Pier Ferdinando Casini, Berlusconi si sfoga con più interlocutori. Siamo scesi in campo per cambiare le cose - è il senso del suo ragionamento - e ci ritroviamo ancora con partiti che chiedono deleghe in bianco e non decidono alleanze coerenti. Insomma, «prima di tutto viene il programma e la comunanza di valori». Daltra parte, i centristi stanno creando più dun problema al Pdl. Un po perché il premier teme che lelettorato di centrodestra possa non capire la scelta di alleanze variabili, un po perché alcune caselle non sono state chiuse a tempo debito proprio in attesa delle decisioni di Casini. Il caso di scuola è quello della Puglia, dove Raffaele Fitto ha provato fino allultimo a portare dalla sua lUdc forte anche di un rapporto personale con Casini. E ora, è il timore di Berlusconi, abbiamo perso tempo prezioso. Il premier, insomma, è deciso a sgombrare il tavolo da dubbi e fraintendimenti. E sta lavorando a una soluzione pugliese dando per scontato che «lUdc andrà con DAlema» come già ha fatto alla Provincia di Brindisi e al Comune di Foggia. Anche per questo Berlusconi incontra Adriana Poli Bortone, leader del movimento Io Sud e papabile per una candidatura che si porterebbe dietro molti voti dellUdc.
La tentazione del Cavaliere, però, è quella di affondare il colpo nellufficio di presidenza del Pdl convocato per mercoledì. Quando i 37 membri dellorganismo potrebbero essere chiamati a votare su un documento che pone laut aut a Casini. Una scelta che certo Fini non gradirebbe visto che i due candidati governatori a lui vicini hanno già siglato laccordo con i centristi (Renata Polverini nel Lazio e, anche se ancora non è chiuso, Giuseppe Scopelliti in Calabria). Ma, avrebbe detto ieri il premier incontrando la Polverini, «tu ce la puoi fare anche senza di loro». Non è escluso, però, che alla fine Berlusconi possa decidere di soprassedere e demandare ogni decisione ai vertici locali, così da non arrivare a una rottura definitiva con Casini.
In discesa, invece, la situazione in Campania. Dove Nicola Cosentino dà il via libera al socialista Stefano Caldoro («un candidato bravo e giovane», spiega il Cavaliere) che oggi dovrebbe essere designato ufficialmente dal coordinamento campano.
Qualche strascico, poi, per il Veneto.
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