Silvio ridà la carica a Polverini

«Che altro ancora ci deve capitare? Ci manca solo che stanotte ci brucino la sede...». Incrociando il neo-sottosegretario Andrea Augello, Renata Polverini ha il primo cenno di cedimento di queste ore maledette e si lascia andare. Da poche ore ha saputo che non è più candidata. Sa bene che questo problema - dovuto alla mancanza delle firme del vicecoordinatore del Pdl nel lazio Alfredo pallone su alcuni degli atti presentati - probabilmente sarà risolto, ma resta l’assenza della lista del Pdl nella provincia di Roma, che i suoi danni li sta già facendo, almeno a giudicare dal sondaggio Omniroma-Crespi di cui parliamo all’interno. Polverini insomma vede d’improvviso una galoppata verso la Pisana trasformarsi in una corsa a ostacoli. Con la beffa che a disporre questi ultimi sul suo percorso sono stati quelli che l’avevano etichettata come parvenu della politica. «E poi sarei io quella inesperta di politica. Sarei io quella che non capisce niente di politica?», si sarebbe lasciata sfuggire nei giorni scorsi aggiungendo, a giustificare un suo errore: «Sono talmente incazzata che ho sbagliato addirittura la data delle elezioni». Polverini ha ritrovato il sorriso solo nel pomeriggio, dopo l’incontro con Silvio Belusconi a Palazzo Grazioli: «Devi andare avanti, devi essere ottimista, tutto si risolverà, perché sarebbe inverosimile che un eccesso di burocrazia impedisse a una squadra di scendere in campo. Tu vai avanti, verrò anch’io a darvi una mano», è il messaggio di ottimismo che il premier ha dato alla candidata (con il punto interrogativo) del Lazio per il Pdl.
Ma per gli sfoghi, le polemiche e le eventuali rese dei conti interne ci sarà tempo. Ora tutto il Pdl è concentrato sulla possibilità di risolvere entrambi i problemi, quello di sabato e quello di ieri. C’è fiducia sulla riammissione del «listino» di Polverini, con l’accoglimento del ricorso presentato in queste ore alla Corte d’Appello. C’è invece grande timore sulla mancata ammissione della lista Pdl per la provincia di Roma: «Escludere dalla competizione elettorale la lista del partito di maggioranza relativa, danneggiata da decisioni senza fondamento, rappresenterebbe un fatto senza precedenti e provocherebbe un grave vulnus di carattere politico», hanno fatto sapere i tre coordinatori nazionali del Pdl, Sandro Bondi, Denis Verdini e Ignazio La Russa, denunciando inoltre «l’azione violenta e illegittima contro il Pdl» a Roma.
Svanisce invece l’ipotesi di puntare sullo slittamento del voto: «Sono assolutamente contrario alla richiesta di far slittare la data del voto, non è vero che chiederò questo perché sono assolutamente convinto che abbiamo ragione nel merito e nel metodo», ha chiarito ieri il coordinatore laziale del PdL Vincenzo Piso. «Ho solo risposto a una domanda - precisa - dicendo che se lo slittamento dei termini per la presentazione delle liste lo chiedono i radicali, come è successo qualche giorno fa, va tutto bene, se lo dovessimo chiedere noi sarebbe considerato un atto ignobile». Piso ha sottolineato che «anche se i rappresentanti, cosa che non è avvenuta, fossero arrivati alle 14 gli organi preposti avrebbero dovuto ricevere la lista. Qui è stata fatta una violenza».

Alla fina l’unica a sorridere, con Bonino, è Marzia Marzoli, che probabilmente per poche ore è l’unica alternativa all’esponente radicale: «il Pdl - ha commentato la leader della Rete dei Cittadini - è stato arrogante. Tornino a essere più vicini alla gente». Amen.

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