Silvio-show tra corna e battute «Se l’Ingegnere non mi leva tutto...»

nostro inviato a L’Aquila

«Tutto a posto? State bene? Manca qualcosa?». «Avete preparato tutto per un brindisi? Sì, allora salgo su...». Cese di Preturo, quattro e mezzo del pomeriggio. Silvio Berlusconi non si presenta con i mazzi di chiavi, visto che i 240 nuovi appartamenti sono già stati consegnati poche ore prima. Ma il Cavaliere ci tiene alla prima «visita di cortesia», per incontrare quasi uno per uno gli inquilini delle palazzine tirate su a ridosso del capoluogo abruzzese, gli assegnatari di «case vere che possono durare per l’eternità». Così, il premier approfitta della tregua climatica, grazie ad un sole che riscalda un po’ più del solito la provincia aquilana, per dare il benvenuto a chi ha lasciato definitivamente le tendopoli.
Sorrisi, strette di mano, foto ricordo, incoraggiamenti reciproci. Insomma, è un giorno di festa, quantomeno per chi se ne sta da ieri al sicuro tra quattro mura a prova di sisma. Ma anche per il capo del governo, «fiero e soddisfatto», che gongola: «Quanto fatto qui all’Aquila può diventare un modello». Perché «mai, quando c’è stata una catastrofe, si è avuta una risposta simile. Ecco, questa è la vera politica, la politica del fare». Con cui si può garantire, a chi lamenta ritardi, che «entro dicembre avrete tutti una casa».
Il Cavaliere parla a ruota libera, ripetendo: «Dopo le sofferenze patite, qui siete in un paradiso». Poi passa dalla lettura di una drammatica poesia - scritta da un bambino che gli va incontro («Quella notte la terra ha tremato, ma con mamma e papà mi sono salvato», è la strofa finale) - alla battuta rivolta ad un’anziana di Vigevano: «Signora, qui giù c’è pure il giardino, adesso potrà continuare a fare footing...».
In definitiva, è stato «un abbraccio collettivo emozionante, con una comunità che nasce e si ritrova», riassume il capo del governo, quando più tardi si trasferisce a Coppito - alla caserma della Guardia finanza divenuta la cittadella delle istituzioni - per salutare e spronare i 154 ragazzi del Servizio civile nazionale impegnati nelle zone terremotate. Ed è lì, nell’Auditorium, con al collo la loro tipica sciarpa bianca, che il Cavaliere si lascia andare a uno show dei suoi. Prima, però, un passaggio negativo sul nostro debito pubblico, «destinato ad essere incrementato, visto che il Pil diminuisce del 5 per cento. Entro l’anno, infatti, sarà del 110-112 per cento, con i signori dell’Europa che ci guardano pronti a multarci».
Ma è un attimo e Berlusconi molla il freno a mano. Si comincia con una citazione del Pascoli: il poeta dice che «la nube del giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell’ultima sera», ma «io semmai sono alla penultima...». A seguire, la battuta su Carlo De Benedetti, ispirata dalla mega-sentenza risarcitoria sul Lodo Mondadori: «Se non mi porta via tutto, sto investendo soldi in un istituto a Verona per allungare la vita fino a 120 anni». Il clou è nel finale, complici le foto di gruppo con i giovani volontari. La prima va liscia, con le mani in aria e un avvertimento: «Non fate le corna, quelle le posso fare solo io». Ma poco dopo, l’invito cambia: «Adesso facciamo tutti le corna». Risate e un flash che impazzerà sul web.

Poi, nel mucchione, la domanda ironica destinata a chi gli sta alle spalle: «Chi mi sta toccando il culo?». Infine, rivolto alle ragazze sul palco, il solito accenno al tormentone che rimanda alla festa di Casoria: «Faccio le foto con tutte voi, purché abbiate 18 anni e non vi chiamate Noemi...».

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