RomaLui, Silvio Berlusconi, da una settimana se ne sta ad Arcore, in convalescenza. Laltro, Gianfranco Fini, gira lItalia come una trottola: oggi è a Capri dai giovani di Confindustria, dove potrebbe incrociare Giulio Tremonti. Il titolare allEconomia che ieri, intanto, ha fatto visita al capo del governo: sul tappeto, taglio dellIrap e Finanziaria. Così, mentre lui si prepara a ritornare in pista, laltro decolla e atterra tutte le volte che può. Non è unaccusa nei confronti del capo, quella che parte dalle truppe Pdl tinte dazzurro, ci mancherebbe. Daltronde, la scarlattina dovrà pure fare il suo decorso. Cè però un pizzico di preoccupazione e insofferenza, nella vecchia sponda di Forza Italia. Preoccupazione per lassenza fisica del Cavaliere, lontano dalla capitale da più di dieci giorni. E insofferenza per liperattivismo del presidente della Camera, che «non perde occasione per mettere i puntini sulle i e parlare da leader di partito, più che da uomo delle Istituzioni». Niente di nuovo, il solito tormentone. Sintomatico, però, di un malessere politico. Insomma, «finché non torna il presidente, per noi sarà un disastro».
Forse si esagera un po. Ma è un lamento continuo quello che si registra tra i berlusconiani, convinti che la nuova fase interventista, promessa da un presidente del Consiglio sempre più deciso a «stoppare le colombe e far volare i falchi», debba arrivare quanto prima. Non a caso cè chi si augura una «svolta decisa, per andare se serve alla conta», nel Paese, se non bastasse in Parlamento. Tasto dolente, questultimo, «a cui si appiglia sempre laltro».
Già, Fini. E nonostante il rapporto sempre più stretto tra i due («si sentono di continuo e si muovono su identici obiettivi», assicurano i fedelissimi di entrambe le parti), non passano inosservate le ultime esternazioni della terza carica dello Stato. Secondo cui «la giusta esigenza di dare stabilità allesecutivo non può e non deve comportare labbandono del modello di democrazia parlamentare». Si deve quindi realizzare «una vera e propria democrazia governante, in grado di individuare per ciascuna procedura di decisione politica, un punto di equilibrio condiviso». E anche in tema di politica economica, «governo e Parlamento devono condividere sedi e procedure, attraverso le quali fare periodicamente il punto, dando luogo a un confronto pubblico e aperto, sul complesso delle grandi scelte in corso».
Non si fa attendere però la replica del Predellino, quotidiano online del Pdl, diretto dal deputato Giorgio Stracquadanio. «Caro Fini, è il tuo parlamentarismo condiviso, che blocca la Camera», si legge in un editoriale di Alfonso Piscitelli. «Per il presidente di Montecitorio - ricorda lintellettuale di area ex An - una delle ragioni per le quali non è possibile calendarizzare in Aula progetti di legge di iniziativa parlamentare deriva dal fatto che questi non possono essere licenziati dalle commissioni per mancanza di copertura finanziaria. Ma la ragione più profonda è che quello che fu il leader del partito da sempre presidenzialista, come Zelig, ha preso le sembianze di Oscar Luigi Scalfaro». Roba pesante.
Intanto, ci si mette pure Fiorella Mannoia. Sì, la cantante, che pensa bene di scrivere una lettera aperta, affinché Fini costruisca una «destra moderna ed europea, democratica, con cui dialogare». Cio non vuol dire, precisa a Ffwebmagazine, che si tratti di un invito a guidare la sinistra, come titolava ieri la Stampa, anticipando la missiva. Ma al di là della vicenda, gli ex azzurri chiedono che il loro leader li aiuti a «cambiare linea» anche a livello locale. «Non possiamo andare avanti così - si sfoga un parlamentare - perché non siamo abituati a lottare per il territorio, dove subiamo lesperienza degli ex An. Ed è questa la vera forza di Fini, che se si presentasse adesso alle elezioni prenderebbe sì e no il 4 per cento».
Fischieranno le orecchie, al Cavaliere. Che in attesa di ritornare alla carica, innanzitutto sul fronte giustizia, si concentra sui dossier (in primis la questione nomine) messi sul tavolo al Consiglio europeo di Bruxelles, dove a rappresentare lItalia è volato il capo della Farnesina, Franco Frattini. «Soddisfatto», assicurano, per laccordo interno raggiunto sul versante Tremonti.
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