Simonetto: «Ho lasciato Ferrando perché troppo morbido»

Ai pm racconta: «Ho cominciato da pacifista, poi sono entrato nel Pcl. Ma quando si è presentato alle amministrative...»

da Milano

Gianpietro Simonetto ha due passioni: la politica e la caccia. Diciannove anni compiuti da tre mesi, da quattro giorni è in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione eversiva. Per la procura di Milano, forniva munizioni alle nuove Br. Tre giorni fa, Simonetto compare davanti al gip Guido Salvini e al pm Ilda Boccassini (che ieri ha aperto un nuovo fascicolo contro ignoti per tentato danneggiamento aggravato dopo che alcune molotov sono state trovate vicino alle auto di tre guardie penitenziarie del carcere milanese di San Vittore, dove Simonetto è recluso assieme ad Andrea Tonello) per l’interrogatorio di garanzia. Un’ora e mezza per ricostruire il curriculum di un ragazzo poco più che maggiorenne, che nel 2003 aderisce a Rifondazione comunista, nel 2006 passa al Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando, e che due giorni dopo gli arresti del 12 febbraio getta in un fiume un’intera scatola di munizioni. Almeno così racconta. Quei proiettili - sostengono invece gli inquirenti - hanno arricchito l’arsenale della cellula padovana.
«La mia storia politica - racconta Simonetto - inizia con il 2001, subito dopo il G8, e nel 2003 alle manifestazioni contro la guerra in Irak. In quell’anno ho aderito a Rifondazione comunista, e poco dopo sono stato tra i fondatori del Collettivo Fuser (che, scrive il gip Salvini nell’ordinanza di custodia cautelare, «aveva diffuso via internet un comunicato in cui si esaltava la lotta di classe e la pratica di azioni paraviolente», ndr) che si è sciolto alla fine del 2005». Il percorso di Simonetto «vira» ancora più a sinistra. «Nel 2006 ho aderito alla costituente del Partito comunista dei lavoratori dell’onorevole Ferrando, da cui sono uscito in concomitanza con la decisione di tale partito di presentarsi alle amministrative». Troppo «morbido», il Pcl. Ma il «cacciatore» precisa che «i giovani più o meno della mia età vicini al Pcl di Ferrando e che possono frequentare il Gramigna (il centro sociale padovano più volte menzionato nell’inchiesta milanese, ndr), come del resto molti di Rifondazione comunista, possono essere venti o trenta».
Capitolo armi e munizioni. «Io - spiega Simonetto - sono sempre stato appassionato di caccia, ma la licenza costa circa mille euro e allora ho ripiegato sulla licenza di tiro a volo». Al poligono, però, il ragazzo ci va una volta sola. Nel frattempo, accumula munizioni. «Effettivamente come molti cacciatori mi carico da me le cartucce». Poi, «all’inizio di dicembre 2006 ho comprato una scatola di 50 proiettili calibro 9 per 21 che non ho mai usato. Il 14 febbraio, al pomeriggio, sono andato a Tezze sul Brenta e dal ponte ho buttato in acqua l’intera scatola».

Il giudice domanda perché non abbia regolarmente denunciato quei proiettili. «Sbadataggine», risponde Simonetto. Per la Procura, invece, quelle munizioni hanno contribuito ad arricchire la potenza di fuoco delle nuove Br.

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