da Roma
Le pene dei sindacati confederali non sono finite con ladesione della Cgil al piano per la nascita di una nuova compagnia aerea. E non è solo a causa delle «ferite» che, secondo il leader della Uil Luigi Angeletti, la vicenda Alitalia ha lasciato nei rapporti tra il primo sindacato italiano e gli altri. Ieri, mentre Guglielmo Epifani firmava il piano e incassava i «chiarimenti» della Cai, a Corso dItalia già cominciavano le grandi manovre per fare opposizione alla riforma dei contratti di lavoro. E si metteva in moto la macchina organizzativa per la mobilitazione di sabato contro il governo.
Proprio mentre la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia auspicava uno «sblocco» sui contratti, così come è accaduto per Alitalia, Susanna Camusso - esponente Cgil in pole position per la successione a Epifani - chiudeva la porta alla riforma. E chiedeva agli industriali di modificare «limpianto» della loro proposta. Cioè tutto.
Il sospetto che si è fatto strada nella Cisl, nella Uil e in Confindustria è che il prezzo che Epifani sta pagando alla sinistra del suo sindacato per il sì di Alitalia sia un irrigidimento su tutto il resto. E che per la prossima settimana la principale confederazione sindacale si prepari a dire un «no» definitivo ai nuovi contratti di lavoro. Ipotesi alla quale Cisl e Uil si stanno preparando cercando di allargare il tavolo ad altre realtà sindacali con le quali fino a poco tempo fa non avevano rapporti. Tra i segnali di questo riposizionamento, un convegno della Confsal che si è tenuto mercoledì a Roma. Accanto al segretario Marco Paolo Nigi, cerano Bonanni e Angeletti. Tema: la «trasparenza nella rappresentanza».
Come e se queste tensioni esploderanno, cambiando la geografia del sindacato italiano, si capirà la settimana prossima, quando la partita dei contratti dovrà essere in qualche modo chiusa.
Ma il sindacato resta diviso
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