Ovviamente, Marta Vincenzi ha tutto il diritto di avere la sua opinione su qualsiasi argomento dello scibile umano. Non è che il fatto di essere il (la) sindaco di Genova le dia diritti di pensiero minori rispetto a tutti gli altri cittadini o ne affievolisca la possibilità di dire la sua.
Ma ci sono momenti in cui il silenzio sarebbe più apprezzabile. Per esempio, la Vincenzi ha messo su carta intestata del Comune, nei giorni scorsi, il seguente pensiero: «Il sindaco Marta Vincenzi e le donne assessore della giunta comunale di Genova hanno firmato lappello della Rete 194 in difesa della legge 194 del 1978 che contiene le norme sullinterruzione di gravidanza».
Personalmente, ritengo quellappello intriso di veterofemminismo anni Settanta. Espressioni come «Sembra parlino della 194, ma ancora una volta gli uomini parlano tra loro usando il corpo femminile» o «gli attacchi convergono contro il vero nodo della 194: lautodeterminazione della donna» mi sembrano uscite da una macchina del tempo dialettica che pensavo fosse rimossa. Invece, no.
Tutto legittimo, lo ribadisco.
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