Giannino della Frattina
da Milano
Dio è morto, Marx è morto, ma anche il centrosinistra non deve sentirsi troppo bene. Dopo aver affondato tra i litigi la candidatura di Umberto Veronesi, il manager oncologo che tutto il mondo ci invidia, tenta il gioco di prestigio. Fa un passo indietro e per la corsa alla poltrona di sindaco a Milano gioca la carta Bruno Ferrante. Fino a ieri pomeriggio il prefetto e dunque uomo dordine, rappresentante del governo sotto le guglie del Duomo. Non propriamente unespressione dei partiti, né precisamente di quellintellighentia di sinistra che di Milano ha sempre fatto, o preteso di fare, la propria casa madre. Doppio salto mortale, dunque, di Ferrante che in poche ore passa dal ruolo istituzionale e di garanzia per tutti i milanesi a candidato di una parte politica. In mattinata prefetto sul palco di fianco al sindaco Gabriele Albertini con le bande dei Carabinieri e della Marina che celebrano il 4 novembre, nel primissimo pomeriggio già al Circolo della stampa ad annunciare linvio della lettera di dimissioni al ministero e la candidatura per il centrosinistra.
Va di fretta Ferrante. Magari per finir subito nella lista Celentano di quelli rock. «Oggi lascio il mio incarico da prefetto - spiega e la voce gli sincrina -. Un atto delicato che comporta un radicale mutamento della mia vita dopo anni passati al servizio dello Stato». Molti anni. Nato a Lecce nel 1947, sposato con due figli, laurea in giurisprudenza. Entra al ministero dellInterno nel 1973, alla prefettura di Pavia sino al 1979, in quella di Milano sino al 1993 per 14 anni capo di gabinetto. Dallagosto 1992 al febbraio 1993 è commissario per la provvisoria gestione del Comune di Monza. Nel marzo del 1993 mette già piede a Palazzo Marino, occupando lattuale ufficio del vicesindaco, come vice commissario straordinario fino alle elezioni di luglio. Subito dopo è nominato prefetto e vice capo gabinetto vicario del ministero dellInterno. A settembre 1994 la nomina a vice capo della polizia. Dal giugno 1996 al giugno 2000 Capo di Gabinetto del ministero dellInterno con i ministri Giorgio Napolitano, Rosa Russo Jervolino ed Enzo Bianco. Dall8 giugno del 2000 è prefetto di Milano.
Ieri alle 16,30 laddio. Con limmediata benedizione che arriva anche dai quartieri alti. «Bruno Ferrante è il candidato dellUlivo, delle stesse forze che hanno sostenuto alle primarie Romano Prodi», esterna immediatamente Pierluigi Mantini (Dl), a margine dei lavori di «Governare per...», laboratorio dellUnione in corso a Bologna. Durissima, invece, la reazione della Lega. «Non mi scandalizzo per la candidatura - attacca il ministro Roberto Maroni -. Io lho nominato vice capo della polizia nel 2004. Allora mi sembrava un uomo delle istituzioni. Col senno di poi, certo, si spiegano certe sue decisioni cui mi opposi fermamente. Quelle che prese in materia di immigrazione non erano proprie di un uomo delle istituzioni».
Da politico navigato il suo esordio. «Credo che Milano - le prime parole di Ferrante uomo di parte - abbia bisogno di un modo nuovo di governo e di un governo nuovo che sappia esprimere capacità di dialogo, di confronto e di partecipazione. Credo sia fondamentale in una società come la nostra, complessa e toccata da questioni sociali importanti come limmigrazione, che i cittadini non vengano mai lasciati fuori dal circuito politico». Da qui alla poltrona di Palazzo Marino ci son di mezzo le primarie. Già convocate dal centrosinistra milanese per il 29 gennaio. In pista Dario Fo battezzato giovedì sera da Celentano in diretta nazionale e appoggiato da Rifondazione comunista e Davide Corritore, candidato indipendente che fu consigliere economico di Massimo DAlema a Palazzo Chigi. In cartellone anche la saga dei Moratti.
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