Il sindaco nel resort dopo il sisma. «Ma non era fronte mare»

Massimo Malpica

RomaTempi duri per il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. Mentre l’inchiesta sugli appalti accende le luci sul capoluogo abruzzese, il primo cittadino è sulle spine per alcuni lavori per «opere provvisionali» concessi in deroga al consorzio «Federico II», del quale faceva parte la Btp dell’indagato Riccardo Fusi. Una vicenda che ha fatto riemergere l’originale, e comoda, soluzione abitativa offerta al primo cittadino nel dopo-terremoto. Mentre migliaia di aquilani si arrangiavano nelle tendopoli o venivano sistemati in residence sovraffollati, la famiglia di Cialente e quelle dei cinque fratelli e sorelle della moglie del sindaco trovavano alloggio a Tortoreto, nel lussuoso resort «Borgo il Castello»: villette a due piani, verande, palme, giardini panoramici, piscine, tv al plasma e aria condizionata. Il legame tra la novità giudiziaria e quella sistemazione di dubbia opportunità è nel nome dei due costruttori che realizzarono il resort, e che offrirono il «rifugio» alla numerosa famiglia di Cialente: Romano Martinelli e Giulio Vittorini. Entrambi sono con la Btp nel consorzio Federico II. Una strana «coincidenza» che mette il sindaco in forte imbarazzo in un momento già non semplice.
Dura, ieri, la contestazione contro di lui da parte degli aquilani che manifestavano davanti alle transenne della zona rossa. Cialente si è preso fischi e qualche insulto, ai quali si è preso la briga di replicare, tradendo il proprio nervosismo. E sempre ieri Cialente ha indirettamente replicato pure al Giornale dalle pagine del Centro, tentando di minimizzare la sua permanenza al resort di Tortoreto e di scrollar via il sospetto di un trattamento privilegiato, arrivando a definire «un camping» quella struttura. Le foto pubblicate dal Giornale hanno mostrato gli alloggi esclusivi «concessi» a Cialente e ai suoi parenti. Ma lui contesta: «Ho vissuto da vero sfollato», spiega al quotidiano abruzzese. Ammettendo subito dopo di «esserci capitato qualche volta nei fine settimana andando a trovare i miei familiari». Insomma, sulla presenza della sua famiglia almeno non smentisce. Ma poi ripete di aver «dormito prima in una macchina», poi «dentro un camper vecchio di venti anni» dove «non tutto funzionava bene». E giura di aver vissuto «in condizioni igieniche precarie», arrivando a rivelare: «Quando è venuto il Papa mi sono lavato con l’acqua presa nelle bottiglie di minerale». Cialente si definisce poi «obiettivo sensibile», e sostiene che «prefetto e questore si erano preoccupati non poco» per la sua incolumità. Poi il capolavoro, dopo aver raccontato delle peregrinazioni tra varie strutture ricettive del suo «numeroso nucleo familiare»: «In quel camping - sic! - di Tortoreto, dove tra l’altro c’è solo una piccola piscina, siamo stati destinati per l’appunto dalla Protezione civile, anche perché era una delle poche strutture ricettive nelle quali potevo tenere il mio cane cui sono affezionatissimo».
Par di capire che quelle villette da mettere in vendita a centinaia di migliaia di euro sono praticamente un campeggio. E nemmeno un granché, se Cialente prosegue precisando che la struttura «non era nemmeno molto adatta alle nostre esigenze visto che non è vicinissima alla spiaggia e, dunque, è di difficile accesso per i bambini».
Insomma, a sentire il primo cittadino aquilano è davvero solo per una coincidenza che a ospitare lui e i suoi trenta familiari fossero proprio due imprenditori del consorzio Federico II, al quale poi il Comune ha affidato direttamente lavori di puntellamento e consolidamento di edifici pericolanti. Tanto che «sono anche entrato in lite con il consorzio», rivela ancora Cialente, «minacciando di togliergli dei lavori per via dei ritardi». Nessun trattamento di favore, dunque. Visto anche che, per come la descrive il sindaco, quella struttura sembra poco più che una tendopoli.

Certo, è curioso che un altro inquilino eccellente, Rinaldo Tordera, direttore generale della Carispaq (nel cui cda siede il presidente del consorzio Federico II), descriva «Borgo il Castello» con parole un po’ più generose: «Sapevo chi erano i proprietari, ci sono andato volentieri perché era un bel posto».

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