Un sindaco con gli occhi di un bimbo

(...) Ecco, con la città è la stessa cosa. Genova somiglia sempre più a quella signora senza più il senso del ridicolo, che però si crede bellissima e anzi si pavoneggia con le vicine: «Sa, sono Smart City, io». E poi, Genova-vecchia signora alcune cose bellissime le ha davvero: come se un mezzo sorriso, uno sguardo, un modo di passarsi la mano fra i capelli, davvero la rendessero nuovamente bella, nuovamente sexy, nuovamente desiderabile. Ed è così: perché se togliete i vestiti e i trucchi ridicoli a questa Genova, i bollini di «città dei diritti» e la demagogia spesa a piene mani sempre e per sempre, ci trovate la città di sempre. Bellissima e straniante, fatta di scorci di cui innamorarsi e di ammiccamenti dolcissimi.
Tutto questo i bambini lo sanno. Ma non perché qualcuno gliel’ha detto e loro lo ripetono a pappagallo. Lo sanno perché i bambini, oltre a guardare, vedono. E se c’è qualcosa di bello che li entusiasma, loro lo dicono. Così come dicono se c’è qualcosa che non va. Perfetto. Quindi, dette tutte queste cose, precisate tutte queste precisazioni, raccontate tutte queste emozioni, è chiaro che il perfetto candidato sindaco di Genova sarebbe un bambino. Intendiamoci, niente di somigliante a quei «consigli comunali dei bambini» che spesso sono iniziative colorite e simpatiche e altrettanto spesso un po’ demagogiche.
No, no. Intendo proprio un sindaco che ragioni come un bambino. Uno che, se ruba, al massimo ruba una caramella, peraltro andando subito dalla mamma a dirglielo tutto soddisfatto. Uno che, se vede qualcosa che non funziona, prova subito a metterlo a posto. Non perché ce l’ha scritto nel programma elettorale, ma perché i bimbi sono tutti contenti quando riescono a sistemare quello che non va. E si credono un po’ tutti Archimede Pitagorico.
Ecco, Archimede Pitagorico sarebbe un ottimo sindaco. Sa sognare in grande, inventandosi idee straordinarie. A volte, gli capita di mettere in piedi qualcosa che non funziona, ma ha la capacità di chiedere scusa e di ammetterlo. È fedele ai suoi amici che l’hanno aiutato: ad esempio, è difficile pensare a una storia di Archimede che prende a martellate la sua amica lampadina Edi o che, dopo aver avuto un passaggio sulla 313 di Paperino, gli fora le gomme. Queste sono cose che si vedono in politica e a Genova, non nelle storie di Archimede.
Archimede, anche se ha un’età indefinibile, è comunque un bambino nello spirito. E quindi sarebbe un ottimo sindaco, come sarebbero ottimi sindaci tutti i bambini. E tutti coloro che avessero la capacità di ragionare come bambini.
Insomma, quale che sia l’argomento in questione, abbiamo bisogno di un sindaco bambino: delle manutenzioni e della polizia, ho detto. Sulla cementificazione, il quadro è chiarissimo: chiedete a un bimbo se preferisce un casermone di cemento o un prato e vi risponderà in un attimo che gli piace il secondo. Ma se gli chiedete se preferisce un prato spelacchiato e con gli alberi malati o un giardino ordinato anche se con un parcheggio sotto, il bimbo sceglierà anche stavolta il secondo senza indugio. Se poi gli dite che per tenere il prato spelacchiato al posto del parco ordinato con i giochi, il Comune dovrebbe pagare anche tantissimi soldi, il bimbo vi chiederà se siete matti. Quindi, sull’Acquasola, il bimbo non avrebbe dubbi. Oppure, se chiedessero al bimbo quali sono i suoi primi sogni, lui risponderebbe sereno e tranquillo che le priorità sono parchi verdi, con tanti giochi funzionanti e panchine dove i suoi nonni possano sedersi al fresco. Magari che non chiudano nei giorni più caldi di agosto come Villa Rossi a Sestri Ponente.
E sul trasporto pubblico? Il bimbo, senza bisogno di costituire nuove società e di chiamare consulenti, vi dirà che le persone sono contente se non devono aspettare troppo tempo alle fermate. Ma, potete starne certi, il bimbo controllerà moltissimo tutti coloro che salgono. Perché, vedete, non c’è niente che piace di più al bimbo del rumore del biglietto nell’obliteratrice.


E poi, il bimbo vi racconterà cose perfette in tutti gli altri settori: svilupperà la portualità perché ai bimbi piacciono moltissimo le sirene delle navi; vi spiegherà che uno spettacolo è riuscito se è bello, ma anche se c’è tanta gente; vi racconterà che è giusto aiutare chi ha più bisogno. Meglio di tanti che si riempiono la bocca di sociale, magari facendo altrettanto con le tasche. Insomma, potrei continuare per pagine.
Vi prego, eleggiamo un bambino sindaco di Genova.

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