La sindrome del complotto di Follini «Ora, qualcuno tenta di spaventarci»

Fabrizio de Feo

da Roma

«Follini in bilico, stavolta si gioca il posto» recita il titolo di apertura del Giornale di ieri. Uno scenario da resa dei conti, corredato da alcune ipotesi sulla possibile successione al segretario Udc, che fa scattare una sequenza di repliche al vetriolo da parte del partito di Via Due Macelli. I centristi, infatti, non si limitano a smentire ma si spingono oltre, arrivando ad adombrare una «regia» di Silvio Berlusconi come ispiratore dell’indiscrezione giornalistica pubblicata dal nostro quotidiano.
«Non c’è dubbio che tra le poche promesse mantenute da Berlusconi vi sia quella di scatenare gli organi di informazione della famiglia contro il segretario dell’Udc. Quello che sta succedendo è semplicemente vergognoso» dichiara il «folliniano» Lorenzo Cesa. Rincara la dose Armando Dionisi: «Il nostro è un partito orgogliosamente autonomo. Non ci facciamo condizionare dalle proposte di desistenza ma non ci facciamo neppure intimidire da certi attacchi». Una smentita alle possibili dimissioni di Follini arriva, invece, da Ivo Tarolli. «Non risulta proprio che siano i giornali a decidere il segretario Udc. E questo vale anche per i giornali del gruppo Berlusconi». Chiude il cerchio Luca Volontè. «Sono ricostruzioni offensive. Questo non favorisce la coesione della coalizione, né possono farlo le trame interessate».
La reazione dell’Udc - ispirata da Follini che trascorre la giornata nella sede di Via Due Macelli mentre Pier Ferdinando Casini si chiude nel silenzio - si muove tutta sul filo del nervosismo. Forza Italia, stupita dagli attacchi, affida l’unica dichiarazione a Francesco Giro: «Sgombriamo il campo da ogni ambiguità: noi vogliamo una Udc unita e saldamente ancorata all’alleanza. Questo conta. Non i titoli dei giornali». Una prima replica agli affondi centristi viene, invece, dettata dal direttore del Giornale, Maurizio Belpietro. «Come sempre, tutte le volte che la segreteria Udc si trova in difficoltà e i quotidiani ne danno conto, si pensa che vi sia un complotto mediatico. Come abbiamo già ribadito il Giornale si occupa di cronaca politica. A fare pasticci basta e avanza la segreteria Udc». Ma la furia folliniana non è ancora sedata. E così, a stretto giro di posta, arriva la controreplica dell’ufficio stampa Udc. «Il Giornale conferma la scelta di voler rappresentare una protesi politica del proprio azionista di riferimento». Un attacco diretto che provoca l’ulteriore puntualizzazione della direzione. «Comprendiamo il nervosismo di cui è preda la segreteria Udc, ma non sarà attaccando il Giornale che risolverà i suoi problemi. Il Giornale continuerà a fare, come ha sempre fatto, corretta informazione politica». Ma non è finita qui.

Perché in serata il centrista Rodolfo de Laurentis stigmatizza «il fatto che Tg3, Tg5, Tg1 e Tg2 non abbiano tenuto conto della denuncia di Cesa di una campagna di stampa promessa e promossa dal premier». Come dire che perfino il Tg3 ormai si è convertito a una rigida osservanza berlusconiana. Chi l’avrebbe mai detto.

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