Adalberto Signore
da Roma
«Questa è la settimana decisiva», dice il segretario della Dc Gianfranco Rotondi. Non che il suo sia un ultimatum, «perché - spiega - non fa parte del mio modo di far politica», ma è chiaro che «per preparare in modo serio una campagna elettorale servono almeno sei mesi». E quindi, entro i primi di ottobre, la Dc deve sapere su quale fronte del campo di battaglia posizionarsi.
Nonostante i rapporti tra il suo segretario e Silvio Berlusconi, infatti, ladesione della Dc al centrodestra è «probabile» ma niente affatto scontata. Perché da qualche tempo si sono aperte le trattative pure con lUnione, con Paolo Cirino Pomicino nelle vesti di ambasciatore. Lex ministro del Bilancio avrebbe avuto più di un incontro con Piero Fassino e, secondo i bene informati, pure Romano Prodi avrebbe fatto sapere ai dc di «non avere nulla contro» un eventuale accordo.
Rotondi, però, continua a guardare alla Casa delle libertà, perché «sono dellidea che dobbiamo andare con Berlusconi a tutti i costi». Certo, ammette il segretario della Dc, «nel partito ci sono molti amici che non sono daccordo e che pensano sia sbagliato schierarsi con chi non ci ha voluto alle regionali e ha cercato di ucciderci nella culla». La querelle dovrebbe comunque risolversi in settimana, con un incontro tra Berlusconi e Rotondi. «Se il premier dimostra di avere intenzioni serie - dice il segretario - sono convinto di poter ancora convincere i miei». Ma cosa chiede la Dc a Berlusconi? Una legge elettorale proporzionale («e lapertura fatta dal premier è la dimostrazione che ha recepito la nostra istanza») e un dibattito sulla proposta di allargamento di Forza Italia («per quanto mi riguarda, fino allUdc, anche se capisco che oggi è molto difficile»). Insomma, la Dc vorrebbe liste comuni con gli azzurri («perché - ammette Rotondi - non ho la presunzione di pensare che raggiungeremo il 4 per cento»), un primo passo verso quel grande centro a cui puntano i democristiani di oggi e di ieri. E se è molto improbabile - visto lo stato dellarte - che lUdc possa aderire oggi al progetto comune, in futuro la strada potrebbe farsi più in discesa. Anche perché, spiega Rotondi, i rapporti con Marco Follini sono ottimi. «Ci siamo parlati di recente - spiega - e non ha alcuna obiezione al nostro ingresso nella Casa delle libertà». Lunico punto vero di rottura, insomma, sarebbe la questione leadership, perché - dice Rotondi - «per come la vedo Berlusconi non è in discussione». «La Dc è nel Ppe - spiega - e il premier è lultimo statista ancora in sella del Partito popolare europeo, la scelta di fare le primarie è davvero una carnevalata. Non capisco perché si vuole trasformare Berlusconi in Mariano Rumor... lasciamo che la Dc la faccia il sottoscritto».
Le strade praticabili, insomma, restano ancora tre. Quella dellaccordo con la Casa delle libertà (a cui punta Rotondi), quella dellintesa con lUnione (a cui guarda Pomicino) e la corsa in solitaria (meno conveniente per la Dc, ma certamente più dannosa per il centrodestra). In nessuno di questi casi, però, il partito si spaccherà, perché - spiega Rotondi - «quando abbiamo dato vita alla nuova Dc ci siamo ripromessi di non fare delle alleanze unossessione». «Si sceglierà la strada più giusta e tutti laccetteranno di buon grado. Se andremo con lUnione - conclude - ho già deciso di non ricandidarmi e stare fermo un giro perché su questo punto la penso esattamente come Arturo Parisi.
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