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"La sinistra? E' illiberale come 15 anni fa"

Berlusconi alla festa del Pdl di Milano: "Hanno cambiato nome ma restano i comunisti di sempre. Non credono in nulla e vogliono trasformare il Paese in una piazza urlante. Ma solo noi possiamo governare e io resterò per sempre"

"La sinistra? E' illiberale come 15 anni fa"

Milano - Il «Silvio Berlusconi show» alla festa nazionale del Pdl comincia portando «i saluti di un signore abbronzato che si chiama... Barack Obama. E vi dirò che in spiaggia a prendere il sole sono andati in due perché è abbronzata anche sua moglie Michelle». Per il Cavaliere un bagno di folla in mezzo al suo popolo è rigenerante come andare alle terme: un’ora e un quarto di discorso senza fermarsi, tra una gag con La Russa, una battuta sulla Gelmini («la sinistra vuole farla passare come il simbolo sexy del governo, sarà vero ma è pure il simbolo della serietà delle nostre ministre») e una sulla segretaria Marinella Brambilla, «la mia padrona»; un invito a togliere un cartello «che impedisce di vedere quanto sono bello e diminuisce le possibilità delle mie potenziali fidanzate». E quando, dopo tre quarti d’ora, viene interrotto dalla canzone «Meno male che Silvio c’è», salta su: «Di solito la musica parte quando sei andato avanti troppo. Ma se avete pazienza e culo, vado avanti ancora». Il Palalido va in delirio.

Più che sui temi politici, il distacco da Gianfranco Fini è tutto qui. Il popolo va in visibilio per Silvio e isola l’ex capo di An, che sabato ha ostentato freddezza e distacco. Un’ovazione tocca anche a Vittorio Feltri, appena il direttore del Giornale fa il suo ingresso alla festa. Invece Berlusconi valorizza l’invito del presidente della Camera a dibattere: «Non meravigliamoci se in un grande movimento come il nostro ci sono posizioni non univoche, perché la diversità di opinioni è una ricchezza. Si discute, si vota e poi ci si attiene alla linea. Con una eccezione: sulle questioni di coscienza si garantisce la più ampia libertà. Non ci sono litigi al nostro interno, sono esagerazioni delle gazzette della sinistra. Governeremo altri quattro anni e nessuno riuscirà ad allentare il nostro rapporto con la Lega».

Il Berlusconi reduce dall’assemblea Onu di New York e dal G20 di Pittsburgh è proiettato sullo scenario internazionale. Su Obama: «Con lui i rapporti sono facili, è una persona ironica e autoironica, e devo darvi una buona notizia: è anche bravo. C’è, e alla grande». Sulla crisi: «Non dobbiamo più avere paura, abbiamo agito bene e dobbiamo perseverare, le imprese investano con coraggio. Stiamo riscrivendo le regole dell’economia e della finanza su basi etiche, ridurremo i bonus dei banchieri e studieremo la speculazione finanziaria per regolarla e, se possibile, debellarla». Sui teatri di guerra: «Il giorno prima che l’Iran dovesse attivare la testata nucleare, Israele penserebbe a un attacco e sarebbe un disastro». Sulle nostre missioni di pace: «Siamo in Afghanistan, Libano e Balcani per portare la democrazia e la pace, e per contare nel consesso mondiale».

È parlando dei nostri soldati che Berlusconi si accalora, urlando tre volte «vergogna» verso «una sinistra che brucia la bandiera americana e israeliana e dice “meno sei” dopo la morte dei nostri soldati. Sono orgoglioso dei militari italiani». L’opposizione vuole «uno Stato di polizia tributaria, come quando Visco intendeva ridurre le transazioni in contanti. Vogliono rimettere l’Ici, imporre una patrimoniale e aumentare al 25 per cento le aliquote sulle rendite finanziarie dopo aver ingigantito il nostro debito pubblico. Garantisco che, finché noi saremo al governo, cioè per sempre, tutto questo non potrà succedere».

Il premier rilegge parti del discorso della discesa in campo nel 1994: «L’ho ripreso in mano in aereo tornando dall’America. Non c’è un aggettivo da cambiare», dice. Brani che parlano della libertà e della sinistra. «Questa sinistra non è cambiata, sono illiberali come 15 anni fa. È cambiata in tutta Europa tranne qui, dove hanno modificato nome tante volte ma sono rimasti i soliti comunisti. Uomini, sedi, mentalità, cultura, comportamenti e lotta politica sono gli stessi. Ascoltateli parlare, guardate i loro Tg pagati da tutti noi, leggete i loro giornali e le loro dichiarazioni: non credono più in niente e vorrebbero trasformare il Paese in una piazza urlante che condanna, quando in passato sono stati adoratori di tiranni sanguinari come Stalin, Mao e Pol Pot. Se io vado una volta in tv gridano allo scandalo, due volte sono un dittatore, tre è un regime, quattro un atto delinquenziale. Ma Obama è andato contemporaneamente in cinque tv a spiegare la sua riforma sanitaria, e ha fatto bene, perché un leader deve poter informare i concittadini».

«Solo noi possiamo governare questo Paese, non si illudano i signori dell’opposizione, perché rappresentiamo la maggioranza degli italiani fatta da moderati e uomini liberi», esclama Berlusconi elencando i successi raccolti dal governo, a cominciare dalla rapida ricostruzione nell’Abruzzo terremotato: domani, compleanno numero 73 («sono 27? No 37. Sapete, non sono bravo in matematica»), sarà a Bazzano presso L’Aquila per consegnare un lotto di 500 appartamenti agli sfollati.

Poi la lotta alla mafia («mai nessun governo ha avuto i nostri risultati») e il contrasto all’immigrazione clandestina: «Sapete perché la sinistra vuole spalancare le porte? Per carità? No: perché vuole dare a tutti il diritto di voto e cambiare una maggioranza di moderati che è sempre stata la maggioranza della nostra repubblica».

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