Sinistra e toghe, fine della love-story

La maggioranza sotto accusa per l’ingerenza politica e la separazione delle carriere

da Roma

L’imbarazzo del centrosinistra è grande. Perché è diventato controparte della magistratura, dopo esserne stato per anni punto di riferimento. La vicenda di AnnoZero, che mette sotto accusa in tv il ministro Mastella per aver infilato i bastoni tra le ruote di una delle toghe-simbolo della lotta contro i poteri forti, Luigi de Magistris, ne è la clamorosa dimostrazione.
Il guardasigilli del governo Prodi è il bersaglio di un malcontento che monta da tempo. Lui che ha sempre proclamato di voler restituire serenità ad un rapporto con la magistratura fortemente incrinato dal suo predecessore Roberto Castelli, viene impiccato sulla piazza santoriana con l’accusa di aver realizzato, di fatto, la separazione delle carriere tra giudici e pm, preparata dal governo Berlusconi sotto il paravento di una distinzione delle funzioni. E di volere il controllo dell’esecutivo sulla magistratura.
È la riforma dell’ordinamento giudiziario, che il centrosinistra aveva promesso all’Anm di cancellare ma ha solo limato, il centro della disputa. Marco Travaglio accusa Mastella e il suo governo di aver fatto quello che l’esecutivo del Cavaliere non era riuscito a fare. Contro le toghe, non a difesa della loro autonomia e indipendenza, come promesso.
E il guardasigilli deve ingoiare il rospo della lezione di Castelli, presidente dei senatori della Lega. «D’Alema, Fassino e Mastella oggi raccolgono quello che avevano seminato nella scorsa legislatura. Credevano di poter controllare la magistratura, non capendo che tale comportamento era assolutamente sbagliato». L’accusa che la sinistra faceva al centrodestra oggi si ritorce a suo danno. Le promesse mancate bruciano, anche se Anm e correnti rosse hanno per questo governo attenzioni ben diverse da quelle riservate al precedente.
Al gip Clementina Forleo, che ha partecipato alla trasmissione, Mastella deve precisare: «Non sono stato io a chiedere la separazione delle carriere dei magistrati. Anzi, dopo aver parlato sul tema ad un convegno a Milano dei penalisti, sono stato “sculacciato”». La Forleo, per il ministro, è stata presentata da Michele Santoro e dagli altri come portavoce dell’intero ordine, ma se si sente «sola» come dice, è anche perché ha appoggiato la battaglia per la separazione delle carriere, che l’intera categoria avversa. Mastella, dunque, si sente attaccato da due fronti: quello che non vuole neppure la distinzione delle funzioni ormai legge e quello che pretendeva una separazione più netta delle carriere che nella riforma non c’è.
L’imbarazzo è palpabile nella trasmissione di Santoro, dove a rappresentare il ministro c’è un magistrato oggi sottosegretario, che come esponente di punta delle correnti rosse ha guidato in passato scioperi contro il precedente governo che, diceva, attentava all’indipendenza della magistratura. Allora, Luigi Scotti era presidente del tribunale di Roma e listava a lutto la sua Costituzione. Oggi si trova sul banco degli imputati a difendere chi ha minacciato l’indipendenza di un magistrato di frontiera, che colpisce a destra e a sinistra senza distinzioni.

Sembra un boomerang la frase del segretario dell’Anm e leader di Md, Nello Rossi, che proprio Scotti cita: «In Italia e in particolare al sud ci sono due categorie di magistrati: quelli pavidi e ossequiosi del potere e quelli impegnati in prima linea che non guardano in faccia nessuno. Noi sappiamo da che parte stare». Già, ma Mastella e il governo Prodi, per la piazza di Santoro, si sono schierati diversamente.

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