da Roma
I conti della capitale? Sì, lo sappiamo, sono in rosso. Le previsioni di peggioramento del debito nella relazione della Ragioneria generale dello Stato? Vere anche quelle, tanto da giustificare loutlook negativo. Nel dibattito sul «buco» nei conti del Comune di Roma entra lagenzia di rating Standard and Poors, tirata in ballo da unintervista della Stampa alla responsabile dei giudizi sul credito del settore pubblico nel Vecchio Continente. E, anche se lagenzia conferma tutto quanto è stato detto in questi giorni, lopposizione e gli esponenti della vecchia giunta Veltroni leggono il tutto come fosse la rivelazione di un bluff.
Strano ma vero: S&P dice che il debito cè e che le prospettive, considerando i finanziamenti stanziati e non ancora utilizzati, non sono rosee. Conferma anche il rischio di un declassamento, a meno che «le strategie finanziarie della nuova amministrazione» siano in grado «di determinare un miglioramento della performance di bilancio insieme a una stabilizzazione del debito finanziario». E il fatto che lagenzia di rating non sia sorpresa di questo quadro, sostenendo che fosse «noto da febbraio», basta a scatenare una curiosa controffensiva targata Pd.
Così, di fronte alla reazione di Giovanna Melandri, viene da credere che Standard and Poors abbia appena insignito il «modello Roma» veltroniano di qualche prestigioso riconoscimento finanziario, visto che lex ministro ritiene che il commento della responsabile dellagenzia sia la prova che il «buco nei conti non cè», che sia solo un «polverone strumentalmente sollevato». Daltra parte, pure il sito web del Pd, nel commentare la notizia, scrive che «Standard and Poors smentisce Berlusconi e Alemanno». Nel senso che il danno ai conti era noto? Toni simili per lex assessore al Bilancio, Marco Causi, secondo il quale S&P «fa giustizia della grande mistificazione costruita negli ultimi giorni intorno ai conti del Comune di Roma».
Eppure Alemanno e Berlusconi hanno solo commentato, magari con più o meno enfasi, i dati incontrovertibili, e ritenuti corretti proprio da Causi, della relazione della Ragioneria generale dello Stato. Che, a proposito dellentità del «buco», a pagina 16 riporta il dato «ufficiale» del debito a fine 2007 (6,95 miliardi di euro), ma aggiunge: «In realtà, tuttavia, il debito nominale, o per meglio dire contrattualizzato, risulta essere, al 31 dicembre 2007, di 8,15 miliardi di euro». Toh, proprio i «16 miliardi delle vecchie lire» citati da Berlusconi nella sua critica alla gestione Veltroni. E lo scrivono gli ispettori della Ragioneria, mica il premier, ribadendo ancora che per avere la cifra «totale del debito contratto» bisogna sommare al debito iscritto in bilancio le «aperture di credito già contratte dallEnte, per le quali non si è ancora avviato il processo di ammortamento, finalizzate al finanziamento di spese dinvestimento e alla ristrutturazione del debito pregresso con la Cassa depositi e prestiti».
Insomma, per Federico Guidi, presidente della commissione Bilancio del Campidoglio, «S&P non smentisce nulla», e le agenzie di rating con loutlook negativo al Campidoglio di fatto «condividono la preoccupazione del sindaco».
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