La sinistra imbarazzata che si nasconde dietro a un articolo

La legge contro l’omofobia, proposta dal ministro Carfagna, era giusta e necessaria, perché è indubbiamente un’aggravante perseguitare (molestare, aggredire, svillaneggiare) qualcuno per i suoi gusti sessuali: come farlo per la sua religione o per la sua razza. Oltretutto, gli omosessuali sono una minoranza più vasta e più a rischio di quelle razziali e religiose: è molto più probabile che qualcuno venga discriminato o si prenda un pugno in quanto omosessuale, piuttosto che perché ebreo.
Che la legge sia stata osteggiata dall’Udc è ovvio. Purtroppo ci sono state resistenze anche nel centrodestra, com’è quasi altrettanto ovvio, perché la destra libertaria – alla Benedetto Della Vedova – da noi è un’altra minoranza oppressa. Hanno stupito, piuttosto, le defezioni a sinistra, e non soltanto quella della Binetti. In realtà l’imbarazzo della sinistra sul caso Marrazzo rivela che anche da quella parte di omofobia ce n’è parecchia, nascosta sotto un velo di formale, benevolo rispetto.
Nei primi anni Settanta un mio simpatico compagno d’ufficio, comunista doc, mi raccontava che in una riunione di sezione del partito, in Romagna, c’era stato l’intervento di un inviato del Pci di Roma, gay, per perorare la causa della liberazione sessuale e del diritto all’omosessualità. Il delegato parlò, nel silenzio attonito dei presenti, ruspanti operai e contadini della Bassa padana. Poi, sempre nel silenzio attonito, prese la parola il segretario della cellula, che esordì con: «Come ha detto il compagno busone...». Insomma, l’omofobia, scacciata dalla porta, rientra dalla finestra, a destra come a sinistra.
Non voglio entrare nel merito della questione politica riguardante Marrazzo. Come ben capiscono tutti, la gravità dell’episodio consiste nella ricattabilità del governatore, che infatti è stato ricattato, per fortuna soltanto da dei criminali di bassa tacca, a quel che se ne sa.
A destra si gongola ma almeno si dice – chiaro e forte – che anche un politico, dalla cintola in giù, può fare quel che vuole, nel rispetto delle leggi. Sarà pure una rivalsa per tutto quello che da sinistra si è detto su Berlusconi, ma è così. L’imbarazzo – sessuale - è dall’altra parte, e ne ha spiegato il motivo Vittorio Feltri con l’editoriale di ieri: nel giudizio comune, e gli uomini politici sono uomini comunissimi, «La gnocca è un’attenuante, il ragioniere un aggravante». Figuriamoci il trans, neppure diplomato. È vero, ma sarebbe bene che la destra non calchi la mano su questo aspetto omoironico, cioè omofobico.
Quanto alla sinistra, eccola pronta a parlare di complotti, come un Berlusconi qualsiasi, ma palesemente in imbarazzo per i plurimi gusti sessuali del governatore autosospeso del Lazio, regolarmente sposato. Sarà che scivola sui trans per la seconda volta, in pochi anni, dopo il caso Sircana. Ma, via, mica è una vergogna: né deve esserlo, specialmente dopo che si è mandato in Parlamento Vladimir Luxuria. Se la logica è «In Parlamento sì, a letto no», è una logica perversa e massimamente sessuofobica, che colpisce l’omosessuale e il bisessuale nella sua peculiarità più intima, per nulla politica, ovvero la sessualità.
Non c’è molto altro da dire, da questo punto di vista, se non una questione linguistico/concettuale. Quasi tutti i quotidiani parlano di Natalì, come «del trans», al maschile. Per Repubblica, invece, è «la trans». La questione non è di lana caprina, bensì di sostanza. Nel linguaggio comune si definiscono trans sia i travestiti (maschi vestiti da femmine) sia i transessuali (maschi che hanno cambiato il sesso, mutilandosi di quello ricevuto alla nascita). Se Natalì è un vero transessuale, adesso è a tutti gli effetti – anche civili – una signora, quindi deve essere definito «una trans». Il quotidiano romano è più informato degli altri? Ha scelto una formula «politicamente corretta»? O ha sbagliato? Comunque non pretendiamo di saperne tanto, anche se inevitabilmente - presto - verremo informati al dettaglio su questo particolare, che davvero riguarda soltanto i due interessati.


Trans o travestito che fosse, sia rispettato il compagno Marrazzo, almeno, per i suoi gusti sessuali: anche chi non li condivide, dovrebbe battersi fino all’ultimo perché li possa esercitare.
www.giordanobrunoguerri.it

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