"La sinistra pensi al Paese non alla mia poltrona..."

Berlusconi passa al contrattacco e gela chi credeva in un passo indietro: "Stiamo lavorando a un decreto che ridia fiducia a famiglie e imprese"

"La sinistra pensi al Paese  
non alla mia poltrona..."

Roma - Il quotidiano malloppo della rassegna stampa e l’altrettanto quotidiana scrollata con la testa: «Ma quando mai?». Mastica amaro Berlusconi nel leggere pensieri e frasi a lui attribuiti che mai hanno albergato nella sua mente: «Ma figuriamoci se mi arrovello sulla legge elettorale... A parte il fatto che è materia del Parlamento e non del governo... E poi il mio governo andrà avanti fino al 2013».
Così, deluso e irritato, il premier decide di vergare una nota volta a bruciare le tonnellate di carta tutte tese a dipingerlo vicino a un passo indietro. Berlusconi attribuisce le invenzioni di certa stampa a un unico disegno: quello di farlo sloggiare da Palazzo Chigi anticipatamente. Un progetto che vede alleati magistratura, media, poteri forti e sinistra ma che, giura il Cavaliere, non andrà in porto.

Berlusconi continua a ripetere che arriverà a fine legislatura ma il giorno successivo legge sui quotidiani che sarebbe tentato dalle elezioni anticipate. Quindi, assieme a Paolo Bonaiuti, lima un discorso da mandare a tutte le agenzie di stampa. Attacca le opposizioni: «Se pensassero davvero al bene comune e non solo alla mia poltrona di premier...», è l’amaro auspicio di Berlusconi che cerca di mettere i puntini sulle «i». «Non mi sto interessando della legge elettorale. Quello che mi sta a cuore in questo momento è continuare a lavorare per portare l’Italia al riparo dall’attacco al nostro debito pubblico e fuori dalla crisi finanziaria globale», dice nella nota. Il suo pensiero principale è quello di far ripartire la crescita economica e - seppur non detto - quello di risolvere il nodo che resta ancora sullo sfondo. Ossia il rapporto con il ministro Tremonti. Giovedì, infatti, ci sarà un ulteriore summit a palazzo Grazioli, durante il quale si cercherà di mettere nero su bianco le proposte da inserire nel decreto sviluppo.

La crisi finanziaria è la priorità assoluta: «Per questo - aggiunge - governo e maggioranza stanno lavorando a un nuovo decreto legge, con misure concrete ed efficaci che ridiano fiducia ai cittadini, alle famiglie e alle imprese. Lo presenteremo entro la metà di questo mese, come ci siamo impegnati a fare». Ed è forse questo il motivo per cui salta l’appuntamento con Porta a Porta, inizialmente calendarizzato per domani. Qualche consigliere lo convince: «Meglio andare in televisione annunciando di aver preso delle decisioni concrete piuttosto che annunciare un “nei prossimi giorni faremo”». In realtà il Cavaliere scalpita per dire la sua in tv e denunciare a milioni di italiani l’attacco concentrico cui è sottoposto da anni ma in fondo è meglio aspettare e far buon viso a cattivo gioco. E il «cattivo gioco» è continuare a leggere di sue supposte strategie campate per aria, tra cui andare alle urne prima del tempo. Infatti nella nota punge la stampa: «Le solite chiacchiere del teatrino quotidiano della politica, che, purtroppo, va in scena tutti i giorni sui quotidiani, nelle tv e online e che produce solamente confusione e demoralizzazione nella gente. La riforma del sistema elettorale non è materia sulla quale mi sto esercitando», conclude.

E ancora: «Le riforme che mi interessano in questo momento sono quelle del fisco, della architettura istituzionale, della giustizia, che sono il completamento delle riforme attuate in questi tre anni. Su questi temi, pur con il limite degli inesistenti poteri attribuiti dalla Costituzione al premier, sto spronando la maggioranza a lavorare presto e bene in Parlamento. Su queste riforme decisive per il presente e per il futuro del Paese, sarebbe auspicabile un contributo fattivo dalle opposizioni».

L’altra partita nell’agenda del premier è quella relativa alla nomina del governatore di Bankitalia. Una decisione non s’è ancora presa ma, visto che Bossi continua a giurargli fedeltà, non è detto che il Cavaliere sia orientato a venirgli incontro, indicando Vittorio Grilli al posto del candidato «prediletto» Fabrizio Saccomanni. Tuttavia più di un pidiellino smentisce questa lettura ritenendo sempre in pole l’attuale direttore generale di palazzo Koch. E anche questo capitolo potrebbe venir discusso durante il summit di giovedì.


In ogni caso, anche se per il Cavaliere le elezioni non sono all’orizzonte, nel suo intimo ritiene superata l’esperienza del Pdl. Ma più che un ritorno a Forza Italia, il suo sogno resta una sorta di Ppe, guidato dal suo delfino Angelino Alfano.

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