La sinistra prepara una stangata da 6,5 miliardi

Le stime effettuate incrociando i dati di Bankitalia sulle attività finanziarie delle famiglie. «Quella di Prodi è un’operazione dissennata, che porterà sconquasso sui mercati»

da Milano

Stanno preparando una stangata da 6,5 miliardi di euro. Sui risparmi degli italiani. Deve essere così tradotta in cifre l’armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie che, seppur tra equilibrismi dialettici, «dico-e-non-dico» e repentini dietrofront, l’Unione guidata da Romano Prodi va architettando. Sei miliardi, buoni per recuperare ampia copertura al promesso abbattimento del cuneo fiscale, che saranno trovati bussando a ogni porta della penisola: a quella dei lavoratori dipendenti, destinati a sopportare - ogni anno - un maggior aggravio di circa 200 euro; a quella dei lavoratori autonomi, costretti a sborsare oltre 540 euro; e anche a quella dei pensionati, chiamati a far la propria parte con 264 euro.
A calcolare l’ammontare della batosta è uno che con i numeri ha una certa confidenza, ovvero il leader del movimento dei Riformatori Liberali, Benedetto Della Vedova. Bocconiano, ex ricercatore all’Istituto per l’Economia della fonti di energia, un passato di tesoriere dei Club Pannella, nonché europarlamentare fino al 2004, Della Vedova si è preso la briga di incrociare i dati della Banca d’Italia sulla composizione e consistenza del risparmio degli italiani. E ha scoperto che Prodi parte da un assunto sbagliato: «Prodi sostiene di voler ridurre dal 27 al 20% l’aliquota sui depositi bancari, che a suo dire costituiscono il 64% delle attività finanziarie delle famiglie. Non è vero: in realtà, il 64% delle famiglie ha solo depositi bancari, non assimilabili ad attività finanziarie, ma strumento utilizzato per gestire la liquidità. Anche se negli ultimi anni è fortemente cresciuto il numero di quanti investono in attività finanziarie vere e proprie». Nel ’91 questa percentuale rappresentava infatti appena il 7% del totale contro l’attuale 20%, un valore in leggero calo nell’ultimo biennio a causa della corsa verso il mattone.
Per arrivare alla stangata miliardaria occorre dunque fare chiarezza sulla reale composizione del risparmio delle famiglie, pari a 3,167 milioni di miliardi. Di questi, 800mila milioni di euro sono costituiti da depositi bancari; 610mila milioni da titoli obbligazionari; altri 300mila milioni sono investiti in quote di fondi; 700mila milioni in azioni; 200mila milioni in attività su estero; e, infine, 500mila milioni sono dati dalle riserve su contratti di assicurazione vita.
In che modo, quindi, potrebbe impattare il nuovo regime fiscale sugli italiani? Il calcolo è stato fatto da Della Vedova ipotizzando un rendimento prudenziale, così come si conviene per costruire una media credibile. Nel caso dei conti correnti, è stato preso come valore di riferimento un 1% lordo che porta a un risparmio complessivo di 525 milioni di euro. E qui si fermano i benefici. Perché ipotizzando un rendimento lordo del 3% per obbligazioni, azioni e attività su estero, le famiglie dovrebbero sostenere un maggior aggravio pari, rispettivamente, a 1.370, 1.570 e 450 milioni di euro. Ai quali aggiungere i 1.570 milioni dovuti dai possessori di fondi (performance del 7%) e i 1.620 milioni delle assicurazioni (4% di rendimento). Totale: 6,5 miliardi di euro.
Il presidente dei Riformatori liberali ha inoltre verificato che il 36,7% delle attività finanziarie è nelle mani dei lavoratori dipendenti, il 27% fa capo ai lavoratori autonomi mentre il 35,6% è riconducibile ai pensionati. In questo modo, è arrivato a calcolare un maggior prelievo annuo per la prima categoria di 202 euro, di 541 euro per artigiani e professionisti e di 264 euro per i pensionati. Certo, resta l’ipotesi di una franchigia. «Ma non è praticabile - dice Della Vedova - : a quanto ammonterebbe? E quanto ci vorrebbe per trasformare in nominativi tutti i titoli obbligazionari, ora al portatore? E se l’investimento fosse frazionato all’interno del nucleo familiare?».


L’Unione sta portando avanti «un’operazione dissennata», afferma Della Vedova, con cui tassa il risparmio «perché non è in grado di muoversi sulle pensioni». Con il risultato di creare uno «sconquasso sui mercati finanziari» e di rischiare «un aumento dello spread dei nostri titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi».

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