da Roma
Dimissioni di Vincenzo Visco? «È una richiesta che non prendiamo nemmeno in considerazione», taglia corto Romano Prodi.
Il premier è a Strasburgo, lontano da Roma e dai suoi veleni, a parlare di Europa unita e di rilancio del processo costituzionale. Ma la nuova bufera scoppiata sul suo governo lo insegue fin là, con le telefonate da Palazzo Chigi che gli riferiscono della polemica che monta attorno al viceministro; quelle di alcuni alleati, Ds in testa, che gli chiedono di difenderlo; con le domande dei cronisti che lo assediano. E Prodi non può sottrarsi: rinnova la sua fiducia a Visco? «Certo, non cè dubbio», perché «è una storia vecchia, lhanno già tirata fuori varie volte, è già stato risposto con estrema chiarezza in Parlamento nel luglio scorso e quindi è propaganda». E Visco «mi ha già detto che agirà per le vie legali di fronte a insinuazioni e affermazioni non vere».
A Montecitorio, i dalemiani assicurano che il viceministro è «pronto» a rispondere anche subito in Parlamento, e a smontare la «montatura» contro di lui. Alle presidenze di Camera e Senato non risultano però richieste ufficiali di dibattito, e daltronde le aule si sono concesse una settimana sabbatica con loccasione delle amministrative. Visco però vuole accelerare i tempi, e si fa intervistare dal Tg1 della sera per arginare il caso. Sulla Guardia di finanza «non cè stata alcuna pressione indebita, di nessun tipo», assicura, la vicenda del trasferimento dei generali della Gdf «rientrava nellordinaria amministrazione, tanto che la proposta di trasferimento fu fatta dal Comandante generale. Di fatto - conclude - i quattro generali sono rimasti a Milano, salvo uno che è stato trasferito recentemente. E questo è tutto».
È tutto? Difficile dirlo, i miasmi del caso Unipol alimentano già da giorni i tam tam del Palazzo, si susseguono i boatos su nuove ondate di intercettazioni in arrivo, lintervista di DAlema al Corriere della Sera sulla «crisi della politica» e sul clima da pre-Tangentopoli continuano a far discutere. «Mi ha ricordato tanto lultimo discorso parlamentare di Craxi...», sussurra tra il serio e lironico un membro di governo di area «radical». «In verità il clima è diverso da allora, ma anchio sono preoccupato», dice il dl Enzo Carra. «I principali giornali stanno cavalcando un malcontento che cè, e che DAlema fa bene a denunciare. Ma un giornalista può limitarsi alla denuncia, un leader politico deve anche fare qualcosa. Una cosa deve essere chiara a tutti: salvezze individuali non ce ne saranno». Di più non dice, Carra: già i suoi alleati diessini si sono irritati per quel che aveva confidato due giorni fa al Corriere: «Se dovesse capitare un episodio significativo, che lambisca mettiamo un governatore o un esponente ds di peso, allora potrebbe scoppiare davvero un casino. Per questo la denuncia di DAlema sembra avere uno scopo molto interno».
Alla prima verifica di compattezza, quella offerta ieri dal caso Visco, lUnione scricchiola. Certo Piero Fassino scende subito in campo denunciando il «vergognoso linciaggio mediatico» contro Visco, e accusa il Giornale di aver già «aggredito altri dirigenti del centrosinistra con falsi scandali». Certo il ministro Padoa-Schioppa offre piena solidarietà al suo vice, e il segretario Prc Giordano parla di «accuse risibili e strumentali». Ma il capogruppo Verde Bonelli chiede spiegazioni: «Non conosco i fatti, ma il viceministro ha tutti gli strumenti per dare tutte le risposte, e deve farlo». Il dipietrista Donadi è severo: «Sono accuse gravi, ci auguriamo che quanto prima venga fatta chiarezza».
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