La sinistra radicale esulta: a Caserta sconfitti i riformisti

da Roma

C’è soltanto un settore nell’Unione, dal quale si levano commenti soddisfatti, quando non addirittura entusiasti, per i risultati della due giorni casertana. È l'ala sinistra, con Rifondazione in testa e Pdci col Sole che ride a seguire. Non è solo la Cdl che rimarca la condizione oggettiva del premier, «sotto ricatto» della sinistra di lotta e di governo, persino Roberto Villetti dalla Rosa nel Pugno lamenta che Prodi «continua a ostentare un forte ottimismo» ma in realtà «non riesce a governare ed è prigioniero della sua coalizione». Tant’è che i soci maggiori dell’alleanza di governo mugugnano, mentre rifondaroli, comunisti e verdi intonano il peana. Sono loro, i vincitori di Caserta.
Lo rivelano in primo luogo gli stessi loro quotidiani di partito. L’Unità, giornale della Quercia, sbandierava ieri un titolo eloquente: «Sulle riforme si poteva fare di più». Europa poi, finanziato dalla Margherita, rimprovera che il governo «comincia già nel 2007 a muoversi come se fosse entrato nel ciclone elettorale». Mentre Liberazione, quotidiano del Prc, spara in prima pagina un’intervista al segretario Franco Giordano sotto un titolo che è una bandiera: «Cos’è stata Caserta? La rivincita del sociale».
Ma sì, ha vinto il «sociale», qualcuno ancora ne dubita? A Caserta ha trionfato, come appunto afferma Giordano, «la volontà di tornare in sintonia col nostro popolo». E per il segretario rifondarolo quel «nostro popolo» non è soltanto il dieci per cento che ha votato per la sinistra radicale, è l’intero «popolo dell’Unione». Presuntuoso dite, tanto da impartir lezioni anche a Piero Fassino e Francesco Rutelli? I fatti però danno ragione a Giordano, che può affermare come nel conclave di Caserta «le tesi di chi sosteneva l’aumento dell’età pensionabile a tutti i costi, le privatizzazioni a tutti i costi, sono state ridotte a fatti marginali. A interventi marginali». Cioè respinte con perdite.
Un trionfalismo condiviso ovviamente dal titolare della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che garantisce: «Lo spirito dell’Unione e del programma ora è più forte e la linea definita è chiara: lo sviluppo economico e quello sociale procederanno assieme, non ci sarà una politica dei due tempi». Il ministro rifondarolo rassicura anche gli alleati, spiega che «sarebbe sbagliato dire che a Caserta ha vinto Rifondazione. In realtà ha vinto l’intera coalizione di maggioranza». Ancor più esplicito nella rivendicazione è Giovanni Russo Spena, capogruppo dei senatori Prc, che rigetta così le critiche di chi lamenta l’«egemonia dei massimalisti» a Caserta: è «un’offensiva politico-mediatica» volta «a ricattare il governo e condizionarne le scelte future».
E Caserta non basta, è solo un primo passo. Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera, già esorta: «Caserta rappresenti la spinta a far meglio e di più sul versante sociale, in linea con quanto previsto dal programma». Mentre il capogruppo dei deputati verdi Angelo Bonelli indica il prossimo obiettivo, perché Caserta è stata «utile per rilanciare l'unità della coalizione e l'azione di risanamento del Paese, ma la priorità delle priorità è costituita dalla lotta ai cambiamenti climatici».
Tutto bene dunque, gran festa a sinistra? Manco per niente, perché la genetica vuole che ci sia sempre una sinistra alla sinistra, per la quale il bicchiere è inevitabilmente mezzo vuoto.


Eccolo dunque Salvatore Cannavò, deputato della minoranza rifondarola, lamentare che «il vertice della maggioranza di governo a Caserta è stato una grande delusione». La linea di Prodi, Giordano, Diliberto e Pecoraro Scanio? Per Cannavò va «contrastata con l’opposizione sociale e in Parlamento».

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