La sinistra in rivolta contro il Professore: calpesta le regole

Polemiche in vista delle primarie: candidati trattati in modo diverso. Critiche per l’appoggio di Prodi alla missione italiana in Afghanistan

Roberto Scafuri

da Roma

Romano Prodi, intervistato dal Corriere della Sera, conferma che «un giorno dopo aver vinto le elezioni» fisserà «un calendario preciso di ritiro militare, senza ripensamenti». In Afghanistan, invece, le truppe resteranno, mentre per i Balcani «sembra giunto il momento di una riflessione profonda». Prodi rivendica per sé la titolarità delle scelte, che Bertinotti accetterà perché «è un democratico». «Anche per questo ho voluto le primarie», si vanta il Professore. Già le primarie. Sarà l’aria torbida di ottobre o il venticello elettorale, ma nel centrosinistra affiorano smanie in anticipo sui tempi. E non è ancora arrivato Pannella.
Primarie al buio. La denuncia strisciata in queste settimane, da parte di Mastella e Di Pietro, ha «sfondato» ieri sulla prima pagina di Liberazione, organo di Prc. Il direttore Sansonetti scrive: «Almeno due cose non funzionano. Primo: quella che è stata sempre chiamata par condicio (e per la quale il centrosinistra si è sempre battuto) non esiste. Secondo: la piena libertà di voto non esiste». Postilla sulla manifestazione di domenica: «Ma perché parla soltanto Prodi? Chi l’ha detto che il leader è lui, se le primarie che servono a nominare il leader non si sono ancora svolte?». Fausto Bertinotti, galvanizzato da un bagno di folla tra gli universitari di Bologna, chiarisce la portata dell’attacco. «A dieci giorni dal voto in moltissime località italiane tanta gente non sa dove andare a votare: c’è un problema di informazione molto grande...». L’imbarazzo di Prodi è palpabile, e il leader in forse è costretto a difendersi dai microfoni di Radio Popolare: «Per me a piazza del Popolo si poteva parlare in tanti, non ho nulla in contrario, ma è stato deciso da tutti che era meglio semplificare i discorsi. Non è vero che non si sappia dove votare, c’è un call center e il sito dell’Unione. Stiamo rendendo ora noti i seggi, non è che si dovevano sapere 6 mesi prima...».
Primarie non per tutti. Disobbedienti in servizio permanente effettivo, i new global chiedono che alle primarie possano votare anche i detenuti, come stabilito dalla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo. Dice la Panzino, prestanome del candidato Senzavolto: «È ipocrita parlare delle primarie come di un grande laboratorio di partecipazione e democrazia e poi impedire che detenuti, migranti e giovani studenti possano votare». Di seggi nei centri sociali, come era stato chiesto, neppure l’ombra.
Primarie non per uno. Bertinotti alza la cresta: «Cinquanta per cento più uno, mi basta». Cossutta prende le forbici: «Affermazione presuntuosa. Io non glielo auguro perché avere Bertinotti come leader dell’Unione significherebbe regalare caterve di voti al signor Berlusconi».
Primarie transgeniche. Girando e rigirando lo Stivale per la campagna elettorale, il candidato verde Alfonso Pecoraro Scanio ha toccato con mano «il rispetto dei patti da parte di alcuni nostri alleati». Il caso Genova, dove la consigliera regionale Cristina Morelli sta facendo da dieci giorni lo sciopero della fame contro il governatore ds Burlando, è un segnale pericoloso. In Liguria Burlando ha approvato una delibera che consente la caccia a storni e fringuelli in deroga alla legge nazionale. Ieri il Tar ha sospeso la delibera, ma i Verdi porteranno il caso al tavolo nazionale. Pecoraro pretende il ritiro del provvedimento con tante scuse per il «tradimento del programma» presentato da Burlando alle Regionali. Altri casi preoccupanti sono le continue prese di posizione isolate in favore di ogm e nucleare. «Basta con queste continue provocazioni - dice il leader -, dev’essere chiaro che questa è una coalizione progressista e la stragrande maggioranza degli italiani è con noi. Un’Unione transgenica non ci interessa».
Primarie alla Romano. Ogni volta che apre bocca, Prodi rischia di fare l’elefante nella cristalleria. Un raggelamento sull’ingresso dei Radicali («Se c’è un programma omogeneo si va avanti, altrimenti no») provoca il risentimento del socialista Boselli: «Non si può chiedere ai compagni radicali quello che non si chiede a nessun altro. Anche Rifondazione ha posizioni molto lontane dalle nostre...». La permanenza delle truppe in Afghanistan suscita invece gli animi della sinistra.

Duri Rizzo (Pdci) e Cento (Verdi), critica Prc, che non scopre l’acqua calda: «È una delle posizioni non condivise», dicono Giordano e Bertinotti. Quest’ultimo talmente «buono» nei confronti di Prodi da apprezzarne le parole sull’Irak. Ds e Margherita accorrono in soccorso di Romano, ma chissà se è il carro del vincitore.

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