Roma - All’ora del rosario le suore di Santa Brigida hanno chiuso il cancello della chiesa con il catenaccio. Alcune fedeli si sono presentati alle quattro del pomeriggio davanti al portone chiuso, e al posto d’intonare le Avemarie e i Paternostri si sono viste passare accanto Maledictus sedicesimo, un ciclista con il mitra in testa che distribuiva santini con il teschio.
Pare che la linea ufficiale per tutti coloro che salivano sul palco, alla manifestazione a piazza Farnese a favore delle convivenze e della legge sui Dico organizzata dall’Arcigay, fosse: non parlare male del governo e non parlare male della Chiesa. Ma un conto è il palco, un altro la piazza. Meno controllabile e più fantasiosa, la piazza può andare per conto suo. E così è successo: inni contro il papa «terrorista» e fischi al nome di un ministro del governo, Clemente Mastella.
La piazza «dell’amore» e dei diritti riconosciuti, secondo la definizione degli organizzatori, almeno 10mila persone tra palazzo Farnese e la chiesa di Santa Brigida (80mila per gli animatori), era un circo di bandiere colorate arcobaleno, della pace e dell’universo gay, e di bandiere di partito, di ragazze che si accarezzavano e di coetanei che si appartavano per darsi un bacio lontano dalle telecamere per non farsi vedere dai genitori al telegiornale.
Sul palco sfilavano rappresentanti del circuito omosessuale, della famiglia «Arcobaleno», ma anche ministri (Barbara Pollastrini, Alfonso Pecoraro Scanio, Paolo Ferrero) e sottosegretari, parlamentari dell’Unione, con un’eccezione dell’opposizione, l’ex radicale Benedetto Della Vedova, e due segretari di partito (Franco Giordano del Prc e Rita Bernardini dei Radicali). Audio a tratti incomprensibile, in una compilation di parole, applausi e fischi.
Fischi per Mastella. È stato sufficiente che il nome del ministro della Giustizia fosse pronunciato dal palco «perbene» e la folla si è sfogata in una raffica di «buffone!» e di boati da stadio.
Del resto simpatie e antipatie erano lampanti dai cartelli: Zapatero Santo (Santo subito), papa «fascista» e Mastella «fuori con l’indulto!». Il leader dell’Udeur è comparso poi in un fotomontaggio con Che Guevara «incinto», mentre altri cartelli gli hanno dato del «talebano» e del «razzista».
Ma oltre che antimastelliana, la piazza è stata soprattutto anticlericale e dissacrante. Sono comparse tiare vescovili di cartone con la scritta «No Vat». Un ragazzo portava un cartello che avvertiva: «Papa Ratzinger, tu così ci Ruini la vita». Un altro striscione diceva: «Joseph e Georg, lottiamo anche per voi». E a un certo punto si è sentito un giovane intonare: «Ratzinger-fascista-sei il primo-terrorista». «Che dobbiamo dire», commentavano affrante le suore «brigidine» dal convento: «Noi siamo con il papa».
Anche la senatrice teodem Paola Binetti ha ispirato slogan: «Più diritti meno Binetti» e «Più Finocchi meno Margherita». Applausi per Franco Grillini (ds), presidente onorario dell’Arcigay , quando ha detto che Silvio Berlusconi dovrebbe capire questa piazza, perché «di famiglie non ne ha avuta una ma due», e quando ha aggiunto che «siamo qui anche per te, Casini, convivi!» e che «noi facciamo l’amore e ci amiamo come gli eterosessuali».
Alle sei sono squillate le sveglie per segnare «l’ora dei diritti», ma l’ovazione più calda è arrivata per don Francesco Barbero, sospeso «a divinis» nel 2003 da Giovanni Paolo II, che dal palco ha assecondato la piazza dichiarando: «Non c’è nessuna relazione tra Gesù Cristo e i faraoni del Vaticano».
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