RomaLa lettera del governo italiano fa appena in tempo a incassare lapprezzamento dellUe prima di innescare la solita reazione pavloviana nel centrosinistra. Al quale basta un secondo per rimettere nel cassetto i proclami sulla responsabilità e mettersi a remare allegramente contro lesecutivo, rilanciando lappello alla piazza dei sindacati, a loro volta lestissimi a scagliarsi contro il documento per lannuncio di «nuove regole» sui licenziamenti.
Lattacco è variegato, ma compatto. E se lo scontro è in un certo senso scontato per i sindacati, non si può dire lo stesso per quelle forze politiche che, a parole, si candidano al futuro governo del Paese. E che, nei fatti, di fronte a scelte impopolari ma necessarie, si ritrovano nel fronte critico con le indicazioni «anti-crisi» dettate dallUe allItalia e con limpegno assunto dallesecutivo nei confronti dei partner europei.
Come detto, laccenno alla nuova disciplina dei licenziamenti è in cima alle doglianze di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, che evocano lo sciopero generale e stigmatizzano qualsiasi modifica delle norme senza il consenso delle parti sociali, nonostante le assicurazioni del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che ribadisce come le misure previste per il mercato del lavoro abbiamo come obiettivo «assumere, non licenziare». Ma la trincea dei sindacati si affolla in fretta. Tra i primi a entrarci cè Pier Luigi Bersani: «A parte le minacce inaccettabili di entrare a pie pari sul mercato del lavoro, tutto il resto è merce usata venduta come nuova», sibila il segretario Pd, chiedendo al governo di riferire in Aula. A «uscire dai palazzi per unirsi ai lavoratori nella battaglia a difesa del lavoro» invita, dopo la lettera allUe, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, mentre il partito di Vendola, Sel, attacca Palazzo Chigi e finanza dellUnione, auspicando «unalternativa concreta al furore antipopolare di Berlusconi e dei banchieri della Bce». Ben più democristiana la posizione di Casini. Il leader Udc da un lato grida al «patto scellerato tra Bossi e Berlusconi» che ha prodotto una lettera che «alimenta uno scontro sociale tra ricchi e poveri», dallaltro veste la divisa da terzopolista responsabile, e prende le distanze dal resto dellopposizione: «LEuropa deve sapere che cè unalternativa seria e disponibile che non rifiuta la lettera della Bce e che vuole un patto per la crescita con le parti sociali». Quanto a Fli, Briguglio prende le distanze dalla lettera dintenti senza entrare nel merito: «Berlusconi lha scritta senza consultare le opposizioni. Ora trovi i voti e la maggioranza per trasformarla in misure concrete e in tempi certi, non cerchi coinvolgimenti ex post, non faremo sconti». Allappello sulle barricate non manca Di Pietro, che dopo aver incontrato Bersani e Casini (e aprendo allipotesi di un governo tecnico) boccia il documento dellesecutivo («Destruttura lo stato sociale annientandolo», trincia Tonino) e manda un ideale sms ai vertici dellUe, per avvisarli, ricalcando Casini, che «cè unaltra realtà pronta a rispondere alle loro richieste e che troverà i fondi necessari», con «interventi molto diversi da quelli proposti», ma senza entrare nel dettaglio.
Di lotta e di governo, o fumoso, è infine il parere sulla lettera dintenti dellex premier Romano Prodi. Il Professore prima parla di lettera «tardiva» e di ritardo «imperdonabile», e dice che «una nave senza timoniere è meglio del timoniere che abbiamo adesso», poi, per restare nella metafora marittima, cambia totalmente rotta. «La lettera del governo italiano allEuropa - spiega Prodi - è piena di buone intenzioni che se saranno messe in atto avranno qualche frutto».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.