Politica

La sinistra unita? Solo per il party-nostalgia di D’Alema

Una festa mesta.  Al raduno degli ex giovani comunisti per i 60 anni di Baffino? Si ascolta l’Internazionale...

«Compaaagni avanti il gran partiiito»... Con quale altro inno si può degnamente accogliere Massimo D’Alema, glorioso segretario dei giovani comunisti anni ’70, che oltretutto viene qui, nella villa sequestrata alla banda della Magliana, per annunciare il suo ritorno «attivo» alla politica? E poi ancora in coro «o bella ciào, ciào, ciào», a salutare l’incipiente 25 Aprile. Mancava solo Morti di Reggio Emilia: ma sì, «uscite dalla fossa, fuori a cantar con noi Bandiera rossa!». Bella festa, venerdì sera dai figiciotti, un po’ imbolsiti, per il compleanno del capo d’un tempo. E non evocate Come eravamo. Meglio Il grande freddo, dove il protagonista non si vede nemmeno perché s’è tagliato i polsi nella vasca da bagno.
Già sono insopportabili i raduni dei vecchi compagni di scuola che si son perduti di vista, e stupisce come i compagnucci della Fgci, che continuano a frequentarsi assiduamente da allora, organizzino una festa esclusiva e targata, per i sessant’anni del capo. Spezzaferro, quando è sceso dall’auto blu con scorta, Linda Giuva sorridente al fianco, è stato accolto dai giornalisti fermati al cancello con un ironico «Come eravamo, eh!?». E lui, lesto: «Come siamo, come siamo». S’è infilato nel parco di quella che ora è La Casa del Jazz e poco dopo le vetrate della villa han preso a tremare sotto il coro dell’Internazionale. Siamo conciati male compagni, peggio di come eravamo e non solo per le rughe, la pelata e la pancetta.
Ridotti male davvero, se la Guardia Rossa del Pd s’aggrappa ai ricordi per non soccombere alla crisi esistenziale e politica. Lo sa bene D’Alema, nonostante s’illuda anch’egli di avere ancora un futuro. C’erano pure tre grandi vecchi del Pci, che hanno accompagnato e benedetto l’ascesa di Baffino: Emanuele Macaluso, Giovanni Berlinguer e Giuseppe Chiarante; il quarto e più importante, Giorgio Napolitano, c’era con lo spirito. E proprio rispondendo a Macaluso, che aveva pesantemente criticato il Pd, D’Alema ha chiuso ricordi e ringraziamenti con l’annuncio del suo atteso(?) ritorno. «È vero», ha riconosciuto, il Pd «sta vivendo grandi difficoltà ma resta un progetto giusto», dunque è necessario che «chi può dare una mano la dia». Non crediate che i commensali abbiano trattenuto il fiato per la sorpresa, perché il seguito era scontato. «Io negli ultimi anni ho mantenuto un profilo più culturale e di ricerca», ha premesso l’ex segretario, ex premier ed ex un po’ tutto, per poi umilmente sparare: «Ora invece, è il momento di tornare ad un ruolo politico più attivo».
E vai col ritorno del líder Maximo, i baffini son quelli di sempre si spera che nel frattempo gli sia fiorito un pizzico di quel coraggio che Bettino Craxi gli rimproverava di non aver mai avuto. È il nuovo che avanza, stia attento Dario Franceschini. Il nuovo rilanciato da una festa di reduci che si son fatti giochi e teatrini come quando andavano in viaggio «di studio» a Praga e a Cuba. La spesa se la son divisa «alla romana», compresa la torta con candeline che il festeggiato ha spento con un sol soffio. «Potevamo mangiare meglio però», ha lamentato Gianni Cuperlo nel suo intervento, criticando tartare, tortelloni agli scampi, arrosto e patate.
Un centinaio di persone, ha risposto al richiamo di Livia Turco. Spiccavano i semprevivi Pierluigi Bersani e Leonardo Domenici, Vasco Errani e Walter Vitali, Claudio Petruccioli e Barbara Pollastrini, Marco Minniti e Chicco Testa. Anche giornalisti: Fabrizio Rondolino, Paolo Franchi e Pasquale Cascella portavoce di D’Alema premier e ora del Quirinale. S’è visto Marco Follini, allora democristiano. C’era pure Franco Giordano, ex segretario rifondarolo ora con Nichi Vendola, fiero perché era «il più giovane nella direzione della Fgci di D’Alema». Giunto alla festa con un ironico Nicola Latorre: «Abbiamo riunito la sinistra!». Non c’era Walter Veltroni («Gli ho rinnovato l’invito tre volte!!!», rimprovera la Turco) che al jazz di Massimo ha preferito Berlino. E se c’era Goffredo Bettini, con la sorella, mancava Giovanna Melandri. Che spumeggiava invece alla festa per il nuovo quotidiano di Piero Sansonetti e degli scissionisti di Rifondazione, disertata da Giordano. Vai tu a comprendere le beghe tra frati e tra postcomunisti...
Gran pensata, quella della Turco. L’anno prossimo ci vorrebbe che qualcuno organizzi un raduno ancor più suggestivo, la festa/incontro dei bambini che son stati pionieri insieme a D’Alema. Il teatrino potrebbe rievocare quella volta che il piccolo Massimo, col fazzoletto rosso al collo e un mazzo di fiori in mano, pronunciò un appassionato discorso alla presenza di Palmiro Togliatti.

E il Migliore, spaventato, esclamò: «Ma chi è, ’sto nano ammaestrato?».

Commenti