In un anno gli sbarchi di clandestini in Italia sono quasi raddoppiati: dai 5.378 del primo semestre 2007 ai 10.611 del primo semestre 2008. Premesso questo, e premesso quindi che una dichiarazione di stato di emergenza non appare poi così folle, resta da chiedersi se la vera emergenza per il nostro Paese non sia piuttosto quella di una sinistra rimasta ferma alle tre narici del 1948, all’obbedienza cieca pronta e assoluta, al contrordine compagni. Insomma una sinistra che continua a inciampare sul suo più vecchio resistente e becero difetto, quella faziosità che la porta a deformare la realtà.
Quell’atteggiamento che ha indotto uno stimatissimo studioso molto vicino alla sinistra, Luca Ricolfi, a pubblicare di recente un libro intitolato Perché siamo antipatici? Già: perché sono antipatici? Ricolfi parla del «complesso dei migliori», e non c’è dubbio che la pretesa superiorità morale eculturale - insieme con certe puzze sotto il naso - abbia contribuito alla sconfitta della sinistra più di tutte le armate berlusconiane messe insieme.
In Italia la sinistra perde per autogol perché gioca con la spocchia di chi si crede, appunto, migliore. Ma anche la propensione alla falsificazione dei fatti ha molto influito. Ieri se n’è avuta una dimostrazione evidente. È impossibile non pensare alla malafede quando politici che hanno avuto ruoli di governo fino a pochi mesi fa scaricano le più truculente accuse di fascismo e di razzismo contro il governo imputandogli di aver lanciatol’ emergenza sull’ immigrazione clandestina. È impossibile perché il provvedimento preso ieri dal Consiglio dei ministri è lo stesso - identico - di quello preso per ben due volte dal governo Prodi, del quale molti degli indignati di ieri facevano parte.
Per la precisione: lo stato di emergenza per l’immigrazione fu proclamato la prima volta nel 2002 su richiesta dell’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola; da allora fu prorogato altre sei volte;quattro dal governo Berlusconi (11 dicembre 2002, 7 novembre 2003, 23 dicembre 2004 e 28 ottobre 2005) e due dal governo Prodi (16 marzo 2007 e 14 febbraio 2008). Ci credereste? Il governo Prodi non fu mai chiamato a rispondere in Parlamento di tali attentati alle libertà personali. Invece l’attuale governo dovrà risponderne alla Camera, visto il fuoco di fila di ieri. «Il governo chiarisca», aveva infatti chiesto Anna Finocchiaro, che resta comunque una delle più intelligenti e moderate.
Gli altri hanno sbracato secondo la peggiore retorica dell’allarme democratico. Nichi Vendola ha dato una prova della moderazione con la quale guiderà (se sarà eletto) Rifondazione comunista: il provvedimento di ieri del governo, ha detto, «è un pezzodi fascismo». «C’è solo un’emergenza: la democrazia», gli ha fatto eco Pino Sgobio dei Comunisti italiani, che poi ha pacatamente fatto osservare: «Siamo giunti alla dichiarazione di guerra nei confronti dei cittadini extracomunitari». Una testa calda isolata? Ma va. «Lo stato di emergenza per gli extracomunitari apre di fatto la caccia all’immigrato su tutto il territorio nazionale», ha detto la segretaria confederale della Cgil Morena Piccinini. «Vien da chiedersi quando questa destra proporrà nuove leggi razziali per gli immigrati», ha buttato lì, come riflessione da svolgere sotto l’ombrellone, Paolo Cento dei Verdi.
E via di questo passo: «Una decisione illiberale che mette a rischiola tenuta democratica del nostro Paese » (Luigi Nieri, assessore della Regione Lazio); «Una decisione gravissima» (Paolo Ferrero, che era ministro nel governo Prodi, e quindi anche lui, per ben due volte, ha «buttato polvere negli occhi degli italiani» e «gestito la questione sulversante della paura»); «Uno spot propaganda e regresso»(Franco Monaco,Pd); «Il governo continua ad alimentare la paura (...) un clima da Stato di polizia» (Rosy Bindi: c’era pure lei nel governo Prodi); «Sono davvero dei mascalzoni, è una decisione abominevole», ha infine chiosato Gianclaudio Bressa vicepresidente dei deputati Pd.
Perfino dopo la spiegazione serale di Maroni,che non solo ha ricordato i precedenti, ma ha anche spiegato che «emergenza »vuol dire «permettere alle strutture di organizzarsi per l’accoglimento e l’identificazione degli immigrati», perfino dopotutto questo il garantista democratico libertario Antonio Di Pietro è saltato fuori a dire che l’emergenza per il governo «è un pretesto per avere lemani libere ed espropriare gli organi preposti
dalla legge». Va detto però che verso sera Di Pietro era rimasto solo, a tuonare contro il rischio di una deriva autoritaria. I compagni lo avevano ormai lanciato, «vai avanti Tonino», e lui probabilmenteci crede davvero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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