Era il 22 settembre 1928 quando Giuseppe Siri riceveva l'ordinazione sacerdotale dal cardinale Minoretti arcivescovo di Genova nella cattedrale di San Lorenzo. Il giorno dopo celebrava la sua prima messa nella basilica dell'Immacolata di via Assarotti, dove aveva vissuto i suoi primi anni e alla quale restò sempre legato. E per festeggiare l'ottantesimo anniversario l'associazione culturale Siri, presieduta da don Giacomo Martino, con il patrocinio della diocesi, la facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova, il Centro di studi storici «E. Passerin d'Entréves» dell'Università della Valle d'Aosta, il Crn, il Progetto culturale della chiesa italiana e l'Apostolato del mare - Migrantes ha organizzato una due giorni di studi dedicata a «Momenti, aspetti e figure» della vita e del ministero del cardinale genovese.
Genova, l'Italia, l'Europa e la sua Chiesa universale sono le coordinate della ricerca svolta dai relatori del convegno, che ha preso il via ieri nella Sala Quadrivium. A dare inizio ai lavori è stato Angelo Bagnasco Arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana che ha spiegato: «La presenza della personalità del cardinal Siri è ancora molto viva nella nostra diocesi. In modo particolarissimo, mi rendo conto di ciò visitando il mondo del lavoro di Genova, visitando le fabbriche e nelle celebrazioni della Pasqua, secondo la tradizione ormai antica, propria di Genova e del cardinal Siri. È importante ricordare, che il nostro cardinale - dico nostro a ragion veduta, anche perché noi sacerdoti genovesi, almeno i più avanti negli anni siamo stati ordinati da lui -, fu sempre e solo un pastore e volle essere sempre e solo un sacerdote. Questo lo raccomandava a noi giovani seminaristi, e poi sacerdoti, qualunque cosa avessimo dovuto trattare nella vita».
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