Damasco - Almeno un morto e cento feriti. Sarebbe questo il bilancio degli scontri avvenuti a Daraa, nel sud della Siria, tra migliaia di manifestanti e forze di sicurezza. Gli agenti hanno aperto il fuoco e sparato lacrimogeni contro la folla, che per il terzo giorno consecutivo si era
radunata nella città, dove venerdì scorso erano stati uccisi quattro manifestanti. La rabbia è esplosa dopo
l’arrivo di una delegazione governativa incaricata di portare le condoglianze del regime alle famiglie delle
vittime.
Come gesto di distensione, Damasco ha deciso la liberazione di 15 giovani, tutti sotto i 16 anni, il cui arresto
aveva provocato l’esplosione delle proteste. I ragazzi erano stati fermati per aver scritto graffiti inneggianti alle
rivolte tunisina ed egiziana sui muri della città.
Gesti distensivi non bastano Come ulteriore gesto di distensione, il regime aveva annunciato
ieri l’istituzione di un Commissione d’inchiesta sui "tragici eventi" di Daraa. Una mossa che tuttavia non ha
soddisfatto i gruppi per i diritti umani, che hanno chiesto "un’inchiesta trasparente" e hanno condannato con
forza "il violento e ingiustificato comportamento delle forze di sicurezza".
"Questa politica, messa in atto dalle autorità per disperdere molte altre manifestazioni a Damasco, Homs e Banias - ha affermato Syrian Human Rights - va contro i diritti garantiti dalla Costituzione e gli impegni del governo in materia di diritti umani".
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