Sisma in Cina, i morti sono oltre 50mila

Si fa sempre più tragico il bilancio nel Sichuan. Ragazzina sepolta 68 ore sotto le macerie: salvata. Si teme anche il disastro ambientale

Sisma in Cina, i morti 
sono oltre 50mila

Pechino - Continua a salire tragico bilancio dell teremoto che ha colpito la regione del Sichuan: i morti possono essere più di 50mila, ha detto la televisione di Stato cinese, citando fonti del governo.

Ragazzina 68 ore sotto le macerie: salvata I soccorritori, ormai impegnati in una lotta contro il tempo per salvare gli ultimi sopravvissuti al sisma di lunedì scorso in Cina, hanno estratto viva una ragazzina di 11 anni dalle macerie di una scuola crollata nella città di Yingxiu, rimasta sepolta per 68 ore.

"Così ho salvato mio figlio" Ha il braccio destro rotto, la faccia gonfia e grossi lividi neri e blu sulle guance e sulla fronte. Però Jin Xiaojuan, 25 anni, sorride: «È bello essere vivi», dice. Jin è di Wolong, il paese dei panda nella Cina occidentale ma lunedì 12 maggio aveva portato il suo bambino di un anno dal pediatra all’ ospedale di Yingxiu, una delle cittadine che sono state rase al suolo dal terremoto che quel giorno ha colpito la regione del Sichuan, nella Cina occidentale. Il bambino, che la donna ha protetto col suo corpo quando è successo il finimondo, è illeso. «Dopo la visita volevo mangiare qualcosa - racconta dal letto dell’ ospedale di Chengdu nel quale è ricoverata - e sono entrata in un piccolo ristorante vicino all’ ingresso dell’ ospedale. C’ era molta gente, alcuni mangiavano, altri giocavano a majong, e il cuoco stava cuocendo del maiale». «Allora ho deciso di sedermi ad un tavolo vicino alla porta, con il bambino in braccio. Mi ero appena seduta, quando ho visto che il tavolino ballava. Ho visto della gente che scappava, ho capito che era il terremoto, mi sono alzata e anch’ io sono corsa per strada. Ero con altre sette od otto persone quando un muro ci è crollato addosso. Io ero proprio sull’ angolo, ho coperto di bambino con le braccia, e ho sentito un forte colpo sul braccio destro, sono caduta per terra proteggendo il piccolo». «Non riuscivo a muovermi - prosegue il racconto della donna - ero semisepolta dalle macerie e avevo paura per il bambino...Sono venuti tre uomini, con dei bastoni, sembrava che avessero una forza tremenda e sono riusciti a liberarmi». Delle persone che erano con lei, tre sono morte. Per due giorni, Jin ed il suo bambino hanno vissuto in un rifugio di fortuna a Yingxiu, che era stata tagliata fuori dal resto del mondo. «Poi abbiamo visto gli elicotteri, noi saltavamo, strillavamo ’siamo qui. siamo qui...Il vento era fortissimo, avevo paura a salirci sopra ma mi sentivo benissimo...avevo visto la speranza...». Con altri quattro adulti e due bambini feriti, la donna è stata portata dai soccorritori all’ ospedale Huan Xi di Chengdu, il meglio attrezzato della città. «Il bambino ha fatto i controlli e tutto è andato bene». Jin è preoccupata per i genitori, che sono rimasti a Wolong e dei quali non ha ancora avuto notizie. Però è ottimista «la vita è così bella, ora sono sicura che tutto andrà bene...».

Minaccia disastro ambientale Alla devastazione di lunedì scorso si è aggiunta la minaccia del disastro ambientale. Al confine della contea di Wenzhuan, la più colpita, il villaggio di Xang Hua è stato completamente raso al suolo e una fabbrica di fertilizzanti che dava lavoro a 3000 abitanti del posto è stata spazzata via. La Sichuan Xingfang Industrial Company produceva da 30 anni circa 30mila tonnellate di fertilizzanti chimici ogni anno e una certa quantità si è riversata nel fiume che scorre vicino all’impianto. I soccorsi sono intervenuti in massa: esercito, polizia armata, medici, volontari, croce rossa cinese. Un uomo è stato estratto vivo dalle macerie del dormitorio della fabbrica alle 14,45 ora locale, circa le 8,45 in Italia, 72 ore dopo il crollo. Poco distante, più a nord, il villaggio di Hung Bei che conta circa 5.000 abitanti è stato sepolto dal crollo di due fianchi di una montagna e l’80 per centro delle abitazioni è stato distrutto.

I sopravvissuti dormono all’addiaccio e molti di loro aiutano nei soccorsi. Per dare una mano si utilizza di tutto: vagoni che erano fermi nelle stazioni sono stati smantellati per costruire mezzi e ripari di fortuna.

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