Mondo

Sisma, non si sa più dove mettere i morti Pronte fosse comuni

Nella città di Ishinomaki i cadaveri potrebbero essere 10mila. Il vicesindaco: "Non riusciamo a cremarli tutti". Un fisico del Cnr: "Salvo scappando in taxi"

Sisma, non si sa più 
dove mettere i morti 
Pronte fosse comuni

Tokyo - Il dramma giapponese acquisisce un altro elemento di preoccupazione. Come se il pericolo nucleare, la devastazione, la mancanza di cibo e da ultima la neve che ha ricoperto alcune delle zone più colpite dal sisma, non bastassero. L'ennesimo nuovo allarme viene da Ishinomaki, nella prefettura di Sendai: "Non sappiamo dove mettere corpi delle vittime".

Troppe cremazioni L'annuncio agghiacciante testimonia la portata dell'evento nipponico. Su una popolazione di 160mila persone infatti le autorità della provincia dove si è abbattuto lo tsunami temono un bilancio di 10mila morti. Problema che si aggrava tenendo conto che in Giappone è diffusa la cremazione come pratica funebre. Ma tutte le strutture sono ovviamente danneggiate. "La nostra città - spiega il vice sindaco Etsuro Kitamura secondo quanto riportato dal Guardian - dispone di un solo crematorio, che può trattare fino a 18 corpi al giorno. Se i morti sono effettivamente 10mila, ci vorranno 500 giorni per cremarli tutti".

Soluzioni? Come prima soluzione provvisoria si è pensato di adibire le scuole ad obitori. Una soluzione certamente temporanea, anche perchè nonostante le basse temperature di questi giorni non si riesce a conservare a lungo tutti i cadaveri. Le autorità stanno quindi prendendo in considerazione la possibilità di allestire delle fosse comuni.

Continuano i soccorsi L'emergenza maggiore però riguarda ancora i sopravvissuti, disperatamente a corto di cibo, carburante e generi di prima necessità. Tokyo ha perciò spedito nelle zone colpite truppe, volontari e provviste. Ma la situazione non sembra migliorare con il passare dei giorni. "Quello che ci è stato dato finora non è abbastanza", ha detto ancora Kitamura. "I nostri bisogni sono enormi. Le persone hanno perso le loro case, hanno bisogno di tutto...".

La testimonianza italiana "Mia moglie mi ha detto 'abbracciami' e io l’ho stretta forte, ma non riuscivamo a stare in piedi perchè il sisma ci sbatteva da una parte all’altra della stanza, mentre le pareti si piegavano". Franco Gambale, direttore dell’istituto di biofisica del Cnr di Genova, è tornato ieri da Sendai, dove era arrivato un’ora prima del terribile sisma per siglare una collaborazione tra il Centro Nazionale di Ricerca e la Tohoku University. Lo scienziato è riuscito a scappare con la consorte dopo aver attraversato in taxi tutto il Giappone.

"Siamo riusciti a scappare perchè eravamo in gruppo - ha detto - e grazie ai volantini che tutti i giorni ci aggiornavano sulla situazione".

Commenti