«È un sistema che produce diseguaglianza»

Prima dell’accusa, come da prassi, sono sfilati i testimoni. «Tradimento!» ha tuonato subito Giulio Giorello, testimone a dirla tutta un po’ di parte, intendendo of course il tradimento dei chierici. «Cioè di tutti quei teorici – ha continuato Giorello – che hanno spacciato come realistica una visione preconcetta del sistema capitalistico, accettando come fatalità ineluttabili alcuni aspetti della realtà contingente. Teorici che hanno preso come scientifica una visione conformista verso gli interessi dell’establishment!» Insomma, più che una testimonianza, era l’introduzione dell’accusa. L’atmosfera in aula cominciava già a sembrare quella di un congresso del Partito Comunista all’epoca di Kruscev, quando Fiorella Kostoris, ordinario di economia all’Università di Roma, ha reagito con una lunga testimonianza piena di dati sulla ripresa: «La crisi, che ormai è alle nostre spalle, non è stata colpa del capitalismo quanto di un sistema di regole del tutto impreparato, anacronistico. E gli economisti hanno meno colpe di quel che si dice in giro». E giù a snocciolare dati sulla «ripresa», parola magica, alibi ad honorem.
Poi, dopo la testimonianza preoccupante di Piergiuseppe Monateri, ordinario di diritto privato a Torino, («Gps, braccialetti elettronici, scatole nere nei veicoli privati! Controlli ovunque! C’è la possibilità che il capitalismo non sia un alleato del liberismo»), il pubblico ministero Salvatore Bragantini, ex presidente Consob nonché presidente di ProMac, ha scodellato la sua requisitoria: «Signori della Corte, siccome abbiamo giudicato il comunismo realizzato, e non quello ideale, vi prego di fare altrettanto con il capitalismo. Questo brillante sistema, con tutti i suoi ricchi premi, è fallito alla prova del mercato. Alcuni dicono che la crisi è un fallimento dello Stato, dei regolatori. Tutto il contrario. Il soggetto vigilato ha assoggettato il vigilante ai suoi fini: il capitalismo, così come è degenerato negli ultimi venti anni, oggi fa correre pericoli enormi alla democrazia. Ma l’economia deve essere al servizio della persone, così come le imprese. Invece vediamo che il capitalismo deve essere continuamente rimesso in riga, perché non garantisce affatto uguaglianza sociale o economica.

L’osservazione pratica dimostra che il capitalismo tende all’eccesso. Si supera la domanda, poi si ristruttura, e la ristrutturazione porta alla concentrazione di potere. La corte tenga presente questo! Chiedo la condanna perpetua dell’imputato al lavoro socialmente utile».

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