Economia

"Il sistema ha tenuto, ma adesso bisogna rivedere le pensioni"

«Con tutti i suoi difetti, il sistema di protezione sociale ha tenuto». Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, è uno dei massimi esperti di previdenza. Come commenta le cifre esposte dal presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua?
«I dati dell’Inps confermano che gli effetti della crisi ci sono stati, e sono pesanti. Ma, messo a dura prova e con tutti i limiti che conosciamo, il sistema di protezione sociale ha tenuto. E ha tenuto anche il bilancio dell’Inps».
Una replica a chi lamenta la mancata riforma degli ammortizzatori?
«L’opposizione continua a tenere un atteggiamento assai discutibile: da un lato usa i numeri dell’Inps come una clava, come se la crisi fosse responsabilità della maggioranza. Dall’altro, parla come se il governo si fosse rifiutato di tutelare adeguatamente i lavoratori per non aver fatto la riforma degli ammortizzatori sociali. Vorrei ricordare che il governo Prodi ha preferito investire 7,5 miliardi di euro per accontentare poche decine di migliaia di lavoratori abolendo lo "scalone" Maroni, piuttosto che mettere in cantiere la riforma degli ammortizzatori».
Qual è il vero significato del forte aumento degli assegni di disoccupazione e della cassa integrazione?
«Il governo ha portato avanti la politica del just in time, intervenendo nelle emergenze man mano che si presentavano. La crisi è stata repentina, per certi aspetti sconosciuta. Nel giro di poche settimane le imprese si sono trovate senza ordini, sui mercati era caduto il gelo. Abbiamo cercato di mettere in sicurezza i lavoratori nei confronti delle loro aziende. Col massiccio ricorso alla cassa integrazione in deroga abbiamo mandato un messaggio chiaro alle imprese: non licenziate, prendete tempo perché intanto c’è la cassa integrazione per tutti, anche per i settori finora esclusi. L’esplosione della cassa è avvenuta anche perché si è allargata la platea degli aventi diritto».
E ora che cosa succede? I principali centri econometrici e la stessa Confindustria preconizzano un 2010 difficile per l’occupazione.
«Ai lavoratori confermiamo la promessa che nessuno rimarrà solo. La disoccupazione sicuramente peggiorerà, a causa del "dimensionamento" delle imprese, ma non arriverà ai livelli preconizzati dalla Confindustria. Se un anno fa avessi pronosticato che oggi saremmo stati in vista della ripresa, sarei passato per un visionario. Ma adesso la ripresa è in arrivo e bisogna utilizzare nel migliore dei modi le potenzialità del Paese per afferrarla».
Torniamo ai dati Inps. Il presidente Mastrapasqua ipotizza un forte aumento (fino al 50%) dei pensionamenti di anzianità nel 2010.
«Non bisogna meravigliarsi se le pensioni d’anzianità dell’Inps torneranno a crescere l’anno prossimo. A determinare il numero dei pensionamenti anticipati sono le regole, le norme di legge. Se in un certo anno - come nel 2010 - non è previsto alcuno scalino, oppure un inasprimento delle regole, le persone vanno in pensione. Non c’è crisi che tenga. Se vogliamo ridurre i pensionamenti anticipati, c’è una strada sola: norme più rigide e severe».
Il capogruppo del Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto ha detto che l’unica via per recuperare risorse e ridurre le tasse è di riformare le pensioni, in modo da aumentare l’età di ritiro dal lavoro. Concorda?
«Al cento per cento. Il governo ha già adottato una "miniriforma" con il decreto anticrisi di luglio. Dal 2015 l’età di pensionamento di vecchiaia comincerà a salire automaticamente anche nel settore privato fino ad arrivare a 67 anni per gli uomini e 62 per le donne. È stato un primo passo, altri devono essere fatti nel corso della legislatura. Se vogliamo fare sul serio, si potrebbe sbloccare il disegno di legge, di cui sono primo firmatario, che prevede un innalzamento dell’età pensionabile in modo flessibile».
Infine, che cosa pensa dei conti preventivi dell’Inps per il 2010?
«Si pensava a un avanzo ancora più elevato, pari a circa 9 miliardi.

Ma, nel frattempo, è arrivata la crisi, e la spesa è fatalmente aumentata».

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