Lo slalom di Tomba passa la quarantesima porta

Rolly Marchi

Il compleanno è sempre importante, ma qualcuno lo è di più. I 10 anni, il passaggio alla maggiore età, i trenta, prima o dopo il matrimonio e i 40, giorno di Traguardo o spesso svolta determinante della vita. Sulla neve ne ho vissuti molti, di ex «Topolini», di campioni. Memorabile uno di Zeno Colò con l’olimpionico francese Oreiller che lo aveva battuto nella discesa olimpica 1948 e in quella notte suonava per lui la chitarra cantandogli felicità. Poi, altro storico, il Mezzo Secolo di Gustavo Thoeni, con carrozze austroungariche, suoni di fanfare, Trafoi illuminata a giorno anche dal sorriso della cara Ingrid, moglie sua, delle tre figlie e della folgorante fuoriclasse Annemarie Proell.
E adesso c'è il prossimo, dopodomani. E il festeggiato è lui, «il più grande sciatore azzurro» per uno e cento motivi, Albertone Tomba. Lo conobbi che aveva otto anni, al Mediolanum Boys, non era un fulmine, ma il fiducioso papà non mollava perché lo voleva tanto. Gli dedicai il primo articolo importante al suo diciottesimo compleanno, pronosticandogli un futuro dorato e accompagnai il testo con una sua fotografia, ma il direttore non la pubblicò: «Sei matto - mi disse -? È un ragazzone di città, cresciuto a tagliatelle e ragù. E poi, con quel cognome...». Due anni dopo vinse la prima Coppa del mondo, e poi continuò in altre 49 sfide. Il suo ampio torace è arricchito anche dal brillio di 5 medaglie olimpiche e quattro mondiali. Se avesse continuato anche in velocità, dopo i primi sorprendenti assaggi in SuperG, ne avrebbe guadagnate altre.
Di qualcuna mancata è colpevole o meritevole qualche donna? «Non credo», mi ha risposto la scorsa settimana Alberto a Milano. «Alle volte una donna vale più di una gara». Concordo. Nel tuo cuore quale successo è il più memorabile? «Non mi crederai, ma è la medaglia d'argento ai Giochi Olimpici 1994. Nello slalom, per un errore, dopo la prima discesa ero tredicesimo. Nella seconda feci un tempo strepitoso, e restai primo per altri undici avversari, poi l'austriaco Stangassinger mi battè per pochi centesimi!».
E adesso, a 40? Una lei? Non hai voglia di un «Tombino»? «Intanto me ne sento trenta e sto bene.

E anche per quel momento importantissimo penso all'oro, non voglio assolutamente sbagliare». Ciao Alberto, auguri e ancora grazie!

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