«Slide e business plan? No grazie, siamo veneti e pensiamo a lavorare»

Il presidente di Itersan, Sergio Pitacco, spiega come il suo calzaturificio ha battuto la crisi

Onofrio Lopez

«Di questi tempi nulla può essere rinviato al futuro, altrimenti rischiamo di ritrovarci tra le mani sempre qualcosa di incompiuto». L'istinto veneto per l'imprenditoria si può riassumere con queste parole di Sergio Pitacco, presidente di Itersan, azienda vicentina che produce calzature comfort con predisposizione plantare e professionali. Concretezza al posto dei voli pindarici. «Un business plan a 3-5 anni oggi è privo di significato», spiega Pitacco sottolineando che «in ogni settore, anche quello finanziario, i piani sono disattesi ancor prima di darvi attuazione perché i cambiamenti sono rapidi» e bisogna reagire velocemente a un mercato difficile. Sembrano parole ma è la realtà di ogni giorno. «Dobbiamo faticare e fare azienda in armonia con soci, dipendenti, fornitori, clienti e collaboratori».

La storia di Itersan, infatti, è il racconto di un turnaround riuscito. Il manager ha acquisito l'azienda nel 1997 e l'ha risanata. «Abbiamo conseguito una crescita costante del fatturato fino ad avvicinarci a 4 milioni di euro, raggiungendo l'equilibrio economico-finanziario», spiega. «Come dice il nostro amministratore delegato e quality manager, Mario Pigatto, siamo vocati al miglioramento continuo», aggiunge. I media raccontano le grandi storie di rilancio come quella di Fiat, ma quando si lavora su un prodotto di nicchia come funziona? «Appena arrivato in azienda racconta Pitacco - ho studiato le cause della crisi e ho cercato con prudenza di eliminarle ove possibile, mentre in un secondo momento si è perseguito un piano di recupero della redditività, ridisegnando via via ogni elemento e cercando di mettere tutti i tasselli al posto giusto».

Una pmi, insomma, è un microcosmo a parte che ha bisogno di una cura diversa. «Sono tutti molto bravi a dare le ricette, ma attuare sul campo le cure mettendoci la faccia è davvero un'altra cosa», aggiunge riferendosi a quel mondo della consulenza che gravita attorno alle imprese. «Dispensano consigli a pagamento, che operativamente sono di difficile attuazione, oltre a generare spesso costi per i quali spesso non vi è un proporzionale riscontro di ricavi», afferma evidenziando che «se non si aprono gli occhi, sarà la fine per le blasonate pmi del Veneto», che soffrono anche la crisi del sistema bancario locale, messo a dura prova dal moltiplicarsi dei crediti in sofferenza.

Dunque meno slide, meno tabelle, meno diagrammi e tanta concentrazione sulla qualità del prodotto e sul marketing. «Ci dedichiamo con spasmodica attenzione a ogni particolare che contribuisca al benessere di chi indossa le nostre calzature: cuciture protettenon abrasive, pellami e tessuti morbidi per le tomaie, suole ammortizzanti, plantari con tecnologia memory», dice Pitacco recitando quasi a memoria il suo impegno quotidiano. Non potrebbe essere altrimenti vista la scelta del canale distributivo. «I nostri prodotti vengono principalmente venduti presso sanitarie, ortopedie e farmacie, dove le esigenze del cliente sono specifiche: proprio per questo siamo molto attenti alla qualità del prodotto», osserva.

E qui si ritorna all'imprinting veneto e molto pragmatico di Itersan. «Un'azienda come la nostra si concentra su una serie di tappe ravvicinate che tengono conto della complessità del mercato, dell'incremento dell'età media della popolazione e delle problematiche della salute per le quali ci avvaliamo della consulenza di un ortopedico, il dottor Valter Deanesi», sottolinea Pitacco precisando che quotidianamente ci si impegna nella coniugazione delle nuove tecnologie con le esigenze del design e della moda. In sintesi, «fidelizzando la clientela» e procedendo step by step.

«Operiamo prevalentemente in Italia, ma stiamo formando il personale per l'internazionalizzazione», conclude Pitacco anticipando che «è allo studio una nuova piattaforma per lo shopping online per raggiungere gli utenti che non hanno avuto la possibilità di toccare con piede il nostro prodotto». In Veneto si fa così.

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