Roma - Si riapre, dentro e fuori il Parlamento, la «guerra del latte». Con un solo voto di scarto, la commissione Bilancio del Senato approva il contestato emendamento che rinvia al 10 dicembre i ratei delle multe per le «quote latte», con un onere di 5 milioni di euro per quest’anno. Una misura che interessa circa duemila allevatori che, in qualche modo, hanno come riferimento politico la Lega Nord.
Ma la confusa vicenda è tutt’altro che conclusa. Il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan - tanto contrario all’emendamento da minacciare apertamente le dimissioni - crede che su questa norma contestata si farà marcia indietro nell’eventuale «maxi-emendamento» su cui, giovedì 15, l’aula del Senato voterà la fiducia. Ma anche qui confusione si aggiunge a confusione, dato che secondo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti la fiducia si voterà sul testo emendato della commissione Bilancio, e dunque non ci saranno «maxi-emendamenti».
Giovedì sera Galan ha visto il premier Silvio Berlusconi per illustrargli la situazione, e per spiegare il senso della sua minaccia di dimissioni. Della questione si è anche discusso brevemente ieri mattina in Consiglio dei ministri. Spostare il pagamento delle multe latte è, per l’Europa, una sorta di «peccato mortale», un’azione che si paga economicamente e politicamente. «Quando arriveranno le considerazioni da Bruxelles - dicono al ministero - l’emendamento sparirà». E ricordano che già il predecessore di Galan, Luca Zaia, aveva previsto nel 2009 alcune procedure di agevolazione per consentire ai produttori di latte inadempienti di mettersi in regola. Ma sulla proroga s’era impegnato direttamente il leader leghista Umberto Bossi, che giovedì sera aveva annunciato sicuro: «L’emendamento passerà». Anche perché, su questo fronte, s’era impegnato il figlio Renzo, consigliere regionale lombardo. Così, da tecnica, la questione si è fatta politica: l’unico voto di scarto a favore della modifica alla manovra testimonia sensibilità diverse nella maggioranza, fra Lega e Pdl.
L’approvazione dell’emendamento latte alla manovra economica scontenta, e molto, gli allevatori che si sono messi in regola. «È ora di dire basta a nuove norme che tutelano i morosi e offendono gli onesti», dice il presidente di Fedagri-Confcooperative. Anche la Confagricoltura è critica: «Siamo scandalizzati da quanto è successo - afferma il presidente dei giovani agricoltori, Nicola Motolese - che, oltre al cattivo esempio, ci regalerà una procedura d’infrazione per il mancato rispetto delle regole comunitarie». Per la Confagricoltura l’approvazione dell’emendamento è un «atto di forza a difesa di pochi allevatori, mentre non si tiene conto degli 11mila produttori che hanno regolarmente onorato gli impegni contratti con la rateizzazione». Per il presidente di Coldiretti Brescia, Ettore Prandini, «si sta scherzando col fuoco, perché il provvedimento non ha nulla a che fare con la crisi agricola, ma è solo un escamotage per allungare i termini di pagamento ai morosi, o a chi non ha mai pagato le multe del latte». È dunque polemica aperta fra i produttori su un problema che si trascina ormai da un quarto di secolo.
Ieri la commissione Bilancio ha trascorso l’intera giornata, praticamente barricata, a votare sulla manovra che arriva martedì prossimo nell’aula di Palazzo Madama. La fiducia dovrebbe essere votata sull’articolo 1 della conversione in legge. Nella tarda serata di giovedì, la commissione ha approvato l’emendamento a favore della libertà d’impresa, che prevede la sostituzione delle autorizzazioni con le segnalazioni da parte dei neo-imprenditori, e i controlli da farsi solo «ex post».
Slitta il pagamento delle multe, l’ira di Galan
La commissione del Senato approva un rinvio che in Europa viene ritenuto un "peccato mortale". Il ministro aveva incontrato il premier per spiegargli la situazione: ora spera in una retromarcia
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