«Sms per adescare bimbi? Solo uno scherzo»

GenovaLui nega. Anche nell’evidenza della trascrizione degli sms più scabrosi rivolti allo spacciatore marocchino Franky («Trova bambino di 10 anni»), delle telefonate più esplicite («A me mi serve... mi piace con meno di 14 anni») don Riccardo Seppia, il prete di Genova, in carcere da più di una settimana con l’accusa di abuso sessuale su un chierichetto minorenne e cessione di stupefacenti, nega. Le frasi incriminate sarebbero «un gioco erotico», un modo per eccitarsi nelle sue relazioni gay. Il sacerdote ha ammesso la propria sieropositività, e di aver avuto rapporti con maggiorenni, ma senza scambio di droga. È durato quasi cinque ore nel carcere di Marassi l’interrogatorio di don Seppia e secondo quanto riferito dall’avvocato Paolo Bonanni, che ha assistito il sacerdote genovese durante l’interrogatorio del pm Stefano Puppo, don Seppia avrebbe cercato di ridimensionare le contestazioni che gli sono state mosse. Il bacio al chierichetto? «Solo» un palpeggiamento. «Ma i capi di imputazione - ha dichiarato il difensore al termine dell’interrogatorio - sono sempre gli stessi, non sono stati contestati ulteriori episodi». Bonanni spera che le accuse a don Seppia possano essere ridimensionate. «Abbiamo risposto punto per punto all’interrogatorio e sicuramente - ha detto il legale - gli episodi sono stati ridimensionati dal mio assistito». L’avvocato ha poi sottolineato che «non sono emersi elementi concreti di rapporti con bambini, si è parlato soltanto di rapporti con maggiorenni. Il mio cliente - ha proseguito - ha confessato che le frasi dette al telefono erano solo un gioco erotico, millanterie che non sono state corroborate dai fatti». Mentre si attende il nulla osta per il trasferimento del sacerdote al carcere di Sanremo, dove la pressione psicologica degli altri detenuti potrebbe essere inferiore, le indagini proseguono per circoscrivere il numero delle persone entrate nel giro: oltre a don Seppia, ci sono lo spacciatore marocchino Franky, l’ex seminarista di 26 anni Emanuele Alfano, e un diciottenne straniero che avrebbe contatti con minori dediti alla prostituzione.
Restano sgomenti i parrocchiani. «È una cosa incredibile. Mi sembrava un bravo sacerdote. Ora mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere se mio figlio avesse dato seguito a quei contatti». Lo ha confidato a Gente (in edicola da domani) il padre di una delle potenziali vittime. «Io e mia moglie non ci siamo accorti di nulla finché i carabinieri non hanno bussato alla nostra porta, dopo l’arresto - ha spiegato il genitore - Per fortuna il nostro è un ragazzo sveglio e non ha mai risposto a quell’uomo, che insisteva via sms perché andasse a confessarsi. Ha capito da solo che c’era qualcosa di strano». «Che don Seppia fosse gay, che amasse andare a ballare nei club per omosessuali a Sampierdarena e che rincasasse a volte accompagnato, si sapeva - conferma Alessandra, parrucchiera - Però che avesse attenzioni morbose per i bambini, quello no. Mio figlio ha 6 anni, andava a giocare con gli altri bambini della parrocchia. Pensarci adesso mi fa venire la pelle d’oca. Dovrebbero darlo in mano alle mamme, avrebbe quel che si merita. D’altra parte, però, in molti avevano ritirato i figli dall’ oratorio. La verità è che era un gran rompiscatole, fiscale sulla frequenza delle messe. Era cupo, mai un sorriso: uno a cui non piaceva fare il prete». Lo sconcerto è ancora più forte tra chi frequenta la chiesa.

«Faccio la catechista e non mi sono accorta di nulla - racconta una donna -. Mi sento presa in giro come persona e offesa come volontaria. Mai un sospetto? Cosa facesse le mattine che non c’era ho sempre pensato fossero affari suoi».

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