da Parigi
La Société Générale non può considerarsi esente da responsabilità a seguito del clamoroso «buco» provocato dal suo trader Jérôme Kerviel, 31 anni, allorigine di un deficit straordinario di 4,9 miliardi. Laccusa ai vertici di SocGen è il punto saliente del rapporto voluto dal presidente Nicolas Sarkozy e presentato ieri dal ministro dellEconomia e delle Finanze, Christine Lagarde, al primo ministro François Fillon. Una frase del rapporto la dice lunga: «Alcuni meccanismi di controlli interni alla Société Générale non hanno funzionato», è lopinione della titolare dei dicasteri finanziari. Immediatamente SocGen ha diffuso un comunicato per dire che, dora in poi, i controlli verranno resi più efficienti. È come ammettere (meglio tardi che mai) levidenza: se un trader ha potuto rischiare decine e decine di miliardi di euro, perdendone poi quasi cinque, vuol dire che il vertice della banca ha chiuso gli occhi o comunque non è stato in grado di dare efficacia allorganizzazione interna di un gruppo bancario francese che ha 135mila dipendenti nel mondo. Sempre ieri è cominciato a Parigi il processo per riciclaggio che vede tra gli imputati la banca SocGen e il suo presidente Daniel Bouton. Si tratta di operazioni sospette svoltesi tra Francia e Israele nel periodo 1996-2001.
Anche in quel caso SocGen e il suo presidente sono stati trascinati in uno scandalo a causa (presumibilmente) di una vigilanza assai insufficiente sulle operazioni compiute nellambito del gruppo. Forse già ben prima di Jérôme Kerviel il management di SocGen e il presidente Daniel Bouton avevano il vizietto di chiudere un occhio con una certa disinvoltura. Adesso si attendono gli sviluppi di un processo che vede oltre cento imputati, che durerà fino allestate e che in questo momento si sta rivelando assai imbarazzante per la banca francese SocGen (che potrebbe essere oggetto di unOpa ostile da parte di un concorrente francese o straniero).
Siccome i guai non vengono mai soli, dallaltra sponda dellAtlantico è giunta ieri a Parigi linformazione secondo cui le competenti autorità americane (la Securities and Exchange Commission, il procuratore generale di New York e il dipartimento di Giustizia) hanno avviato unindagine sul comportamento delluomo daffari statunitense Robert A.
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