Doveva essere una mostra quasi pop, anche se con un messaggio importante: cinquecento Barbie schierate ad Arcore, a Villa Borromeo, per raccontare l’evoluzione dei ruoli femminili e sostenere la battaglia contro la violenza di genere. Ma anche le bambole più famose del mondo sono diventate terreno di scontro. Perché quell'iniziativa, voluta dall'amministrazione comunale guidata da Maurizio Bono, secondo la sinistra ottiene l'effetto contrario. Da un lato per la destinazione del ricavato della manifestazione, che andrà a favore della Caritas e non di progetti a favore delle donne. E dall'altro perché la Barbie, secondo Sinistra Italiana, è "un modello di donna che è alla base della violenza di genere in quanto vista solo come 'un oggetto' da possedere".
Eppure l'intento della mostra "Le Donne - 500 fashion Barbie dolls", che si inserisce negl mese di eventi di "Arcore è Lei - Mese della Donna", era dichiaratamente quello di "far riflettere, sognare... emozionare", come riporta il volantino dell'evento. E lo stesso curatore Valentino Damiano Donghi, in occasione dell'inaugurazione, aveva spiegato al Giorno che si tratta non di una semplice "galleria di bambole", ma di "un racconto sul femminile e di tutto quello che le donne sono riuscite a realizzare nonostante gli uomini". E lo stesso sindaco aveva chiarito che l'obiettivo è quello di "mostrare la donna in tutte le sue potenzialità in tutto quello che può fare e discutere insieme perché la parità diventi realtà".
Un viaggio che attraverso gli abiti delle Barbie racconta la storia, la cultura e l'identità femminile attraverso i secoli. Ma che non essendo stato pensato "a sinistra", è finito nel mirino. E così l'ex sindaco Rosalba Colombo, esponente del Pd, ha criticato la decisione di utilizzare la mostra per raccogliere fondi a favore della Caritas e non di altre associazioni. E ha spiegato a Primamonza che, se il sindaco volesse essere coerente, "la raccolta dovrebbe essere fatta a favore di organizzazioni tipo 'Mamma Rita' di Monza oppure le diverse realtà di supporto e rifugio sul territorio. In questo modo la mostra darebbe un aiuto concreto a chi tutti i giorni e’ in trincea nella lotta contro la violenza sulle donne".
Per Carla Giuzzi, responsabile diritti della segreteria provinciale di Sinistra Italiana, è invece l'idea da mettere in discussione. Il progetto, sostiene parlando al giornale locale, è solo "un modo facile per cercare consensi" perché "si vogliono piegare ad ogni costo le Barbie dolls alle finalità di questo progetto, rispetto al quale esse possono solo suggerire un elemento di riflessione su un fenomeno complesso, partito negli anni ’50 e nel quale si rappresentava un’idea di donna diversa rispetto a quella comune di allora: casalinga, moglie e madre". E anche se la si veste "da scienziata, poliziotta o pilota d'aereo", la Barbie resta "un modello di donna che è alla base della violenza di genere in quanto vista solo come 'un oggetto' da possedere. La volontà di possesso costituisce uno dei primi fattori da combattere per eliminare la violenza sulla donna".
Immediata la replica del sindaco, che parla di una "realtà esattamente opposta" a quella dipinta dalla sinistra. Il primo cittadino sottolinea con Primamonza che "il progetto nasce proprio per stimolare una riflessione pubblica sul percorso culturale che la nostra società ha compiuto — e che deve continuare a compiere — nella rappresentazione dei ruoli femminili e maschili. La storia della Barbie, dagli anni Cinquanta a oggi, è la storia dei cambiamenti del nostro immaginario collettivo: dagli stereotipi rigidi della donna-oggetto a modelli sempre più consapevoli, autonomi e plurali".
E conclude rispedendo al mittente le accuse: "Chi davvero conosce il tema della violenza di genere sa bene che nessuna politica di prevenzione può prescindere dalla lotta agli stereotipi, dal superamento della cultura del possesso e dall’educazione ai ruoli paritari".