Il controller vibra tra le mani. Ancora una partita, solo un’altra missione, un ultimo livello. Poi basta, giuro. Ma quel «poi» viene rimandato e rimandato ancora. E, subdola, la passione per i videogiochi si trasforma in dipendenza, come fosse droga. Accade a un ragazzo su 10. A confermarlo è uno studio pubblicato su Addiction e coordinato dalla Norwegian university of Science and Technology. L’analisi ha preso in considerazione giovani tra i 10 e i 18 anni e in molti (soprattutto nei maschi) ha rivelato i sintomi dell’Igd, vale a dire dell’Internet gaming disorder. Dipendenza. Quella strana adrenalina che lascia svegli nel cuore della notte, che fa saltare i pasti pur di stare mezz’ora in più davanti allo schermo e che svuota le giornate di persone reali.
Non è il videogioco in sé il nemico. È quella sensazione che cresce sottopelle: l’irrequietezza quando sei lontano dalla console, l’ansia che ti rode quando non puoi giocare, la certezza distorta che la vita vera - quella con le sue imperfezioni, i suoi fallimenti, le sue frustrazioni - valga meno di quella digitale, dove sei eroe, campione, vincitore. Dove ogni problema ha una soluzione, ogni sfida un tutorial, ogni morte una seconda possibilità.
«La dimensione competitiva - sostengono gli studiosi norvegesi - è centrale anche dal punto di vista neurobiologico. Durante il gioco il cervello rilascia dopamina nel circuito della ricompensa, con picchi quando la prestazione è buona. Questo aumenta il rischio di comportamenti ripetitivi e potencialmente problematici». E soprattutto, sostiene un altro studio dell’Università di Pavia e dell’istituto Mario Negri, apre le porte a un altro tipo di gioco on line (e non): le scommesse.
È come dire che l’ultilizzo di droghe leggere rende più alta la possibilità che un ragazzo passi a usare droghe pesanti.
Quasi il 70% dei giovani italiani tra i 15 e i 19 anni gioca ai videogiochi: tra di loro, un terzo spende soldi per giocare online e un quinto sfiora la dipendenza. In questa fascia d’età un adolescente su due gioca d’azzardo, mentre uno su dieci presenta un coinvolgimento potenzialmente problematico nel gioco d’azzardo. «I videogiochi online inducono a spendere soldi sfruttando alcune dinamiche tipiche del gioco d’azzardo e potrebbero far leva sulle stesse vulnerabilità psicologiche» spiega Giansanto Mosconi, docente in sanità pubblica all’Università di Pavia, nel gruppo di ricerca di Anna Odone, e primo autore dell’articolo.
Una dipendenza ne provoca un’altra.