Società

"Madre mai", la scelta consapevole di non mettere al mondo i figli

Sono molte le donne che scelgono volontariamente di non diventare madri, spesso con grandi pressioni e giudizi da parte della società. Ne abbiamo parlato con la professoressa Donata Carelli autrice del libro "Io madre mai" (Piemme)

"Madre mai", la scelta consapevole di non mettere al mondo i figli

In inglese vengono chiamate childfree, le donne che scelgono volontariamente di non avere figli. In Italia queste non hanno neanche un termine per essere definite, proprio come non esistessero. In realtà però sono molte quelle che pur non avendo nessun tipo di problema, decidono di non diventare madri. Per avere un'idea, secondo Valigia Blu sono circa il 22% di quelle nate alla fine degli anni Settanta che terminerà il proprio periodo riproduttivo senza figli. Tra queste, almeno un quarto i figli non li hai mai voluti.

Una scelta considerata scomoda

Su questo argomento sono molte, anche tra i personaggi famosi che hanno fatto questa scelta, da Helen Mirren a Miley Cyrus, da Oprah Winfrey a Renée Zellweger. E ancora Kim Cattrall, Ellen DeGeneres. Anche in Italia gli esempi non mancano come Veronica Pivetti che ha più volte dichiarato: "Non credo che una donna per sentirsi realizzata debba per forza diventare mamma".

Anche la comica Lucia Ocone si era espressa su questo argomento: "La pressione sociale, e il giudizio che c’è dietro mi infastidisce. Perché una donna che a quarant’anni non ha una famiglia deve essere considerata una fallita? È una cultura primitiva quella che considera il valore di una donna solo in quanto moglie e madre". L'attrice Michela Andreozzi su questo ha scritto anche un libro: Non me lo chiedete più - La libertà di non volere figli e non sentirsi in colpa. "Per anni non ho capito se lo volevo io, ‘sto figlio, perché lo volevo io o perché “tutte le femmine lo vogliono - ha spiegato - Anche se spesso agli occhi di molti una donna senza figli resta comunque differente, un incrocio tra qualcosa di alieno, sconosciuto, indefinibile e inaffidabile".

Il giudizio sociale

Spesso le donne che decidono volontariamente di non volere figli sono considerate come una vera e propria minaccia pe la società. Egoiste, egocentriche e immature, vengono accusate in sostanza di costruire una vita su misura alle proprie esigenze e desideri, piuttosto che corrispondere al ruolo a loro attribuito dalla società. Ma chi lo ha detto che per essere donna bisogna essere madri?

E se ci si sentisse felici e realizzare senza mettere al mondo un figlio? In un momento storico in cui il problema delle denatalità è di grande attualità, non sentire il desiderio della maternità può sembrare un paradosso e generare giudizi. Su questo delicato argomento, che è stato lo spunto del suo primo romanzo Io madre mai (Piemme), abbiamo sentito il parere di Donanta Carelli, professoressa di lettere classiche, giornalista e scrittrice creativa, autrice di testi teatrali, saggi, film e documentari.

Professoressa, viviamo in un periodo storico in cui la società spinge a diventare madri. Come ci si difende da questa pressione chi, come lei, ma anche molte altre donne, non sentono nella maternità una via obbligata

"Io madre mai è una storia che tenta di raccontare 'in presa diretta' come e perché certe ragazze, poi donne, si accostino consapevolmente o si allontanino dall'idea di avere un figlio. Credo che un sentimento così profondo come la maternità non dovrebbe mai essere legato ad un imperativo percepito come un obbligo ma solo ad un senso profondo di coscienza e responsabilità. La politica, che non è altro che rappresentazione della società, vorrebbe spingere le donne a diventare madri ma non è certo di "spinte" che le ragazze hanno bisogno. Durante il proprio percorso di formazione una ragazza -così come un ragazzo- ha bisogno di mettere a fuoco i proprio sogni, la propria realizzazione e non considerare la decisione di mettere al mondo un figlio il capolinea delle proprie aspirazioni. È qui che invece la politica deve entrare in gioco, adottando scelte mirate a rendere, se non semplice, almeno affrontabile la vita per un giovane genitore. Oggi a livello logistico ne siamo ancora lontani, lo dicono le statistiche, basta guardare la percentuale di giovani madri che si trovano costrette ad abbandonare il lavoro".

Da dove nasce il desiderio di non diventare madre

Nel suo libro racconta che non per tutti la maternità è il traguardo di una donna felice. Da cosa nasce secondo lei questo assunto che sembra essere un pilastro della nostra società?

"Una donna deve poter decidere in piena autonomia quale sia la strada della propria felicità. E se questo comporta il non mettere al mondo un figlio, meglio una donna serena che una madre infelice. L'assunto che una donna debba essere madre nasce da una concezione cristallizzata della società che non rappresenta più l'orizzonte composito dei progetti delle donne di oggi. in "Io madre mai" la protagonista non riesce a immaginarsi madre per una serie di motivi tutt'altro che scontati, molto profondi, legati a quello che chiama da bambina "l'inaccettabile ciclo della vita" e, una volta superato questo, al confronto con la generazione 'irraggiungibile' di sua madre. Insomma, se una ragazza non vede la maternità come un traguardo, non c'è da banalizzare ma è necessario comprendere e rispettare".

Il "sentirsi diversa" è qualcosa che l'appartiene che fin da bambina, non pensa che sia invece la società che fin da piccole impone alle bambine bambole, carrozzine e cura e macchine veloci ai maschi?

"A scuola fa un certo effetto sui ragazzi e sulle ragazze leggere dalle pagine di Manzoni come alla piccola Gertrude, la monaca di Monza, venissero regalate bambole vestite da suora affinché, anche nell'immaginario, il suo destino apparisse ineluttabile. Il riferimento che lei fa a bambolotti, carrozzine, biberon, non è poi troppo differente. Mutatis mutandis, ad un ragazzo oggi non si chiede di essere padre con la stessa pressione e insistenza con cui lo si chiede invece a una ragazza. Credo sia ora di finirla. In "Io madre mai" ogni visita di amici di famiglia per la protagonista diventa uno stillicidio di domande: "E tu? Ce l'hai un ragazzo?" "E quando ti sposi?" "E un figlio lo farai?". Questo nodo che la società, più o meno consapevolmente, stringe attorno alle giovani donne produce solo ansia e, in molti casi, scelte sconsiderate e avventate il cui prezzo verrà pagato dalle donne stesse e dai loro figli 'affrettati'. La cronaca, a leggere bene tra le righe, ne è piena".

Far sentire le donne sbagliate

Quanto ha lavorato per riuscire a non sentirsi sbagliata, e che tipo di percorso ha fatto?

"In questo percorso, la componente autobiografica di "Io madre mai" è molto forte. La protagonista, proprio come me, inizialmente si sente 'diversa' ma non sbagliata, direi orgogliosamente differente. È nell'età della maturità, dopo i venti anni circa, che la società ti viene a cercare e tenta di imporre le sue regole. Così la protagonista, pur soffrendo un senso di inadeguatezza, resiste in nome di una scelta che considera coerente con il suo modo di sentire e di vivere. Altre donne cedono al 'ricatto', non sanno immaginarsi se non con qualcuno a fianco, perdono la loro autonomia pur di assicurarsi quel 'cursus honorum' senza il quale si sentono 'difettate'. Dovremmo educare le ragazze a sentirsi belle così come sono, senza l'idea di doversi completare in un altro, poiché questo implicitamente le fa sentire incomplete".

Se non si è madri, si è materne?

C’è un altro punto fondamentale, il fatto di pensare che chi non è madre non possa essere “materna”, lei ad esempio è una professoressa molto amata dai suoi studenti.

"Questo è senza dubbio il pensiero sotteso a tutto il romanzo: il senso di maternità o paternità è un sentimento innato ma non presente in tutte le donne e uomini -è bene ricordarlo!- ed è scisso dal fatto che una donna o un uomo abbiano figli o meno. Questo vuol dire che una persona può essere e sentirsi incredibilmente materna o paterna pur non avendo messo al mondo figli -pensiamo a quei genitori che si prendono cura dei figli di un compagno o di una compagna, di un bambino in affido o adottato, di un vicino di casa, di un 'figlio dell'anima' direbbe Michela Murgia- e persone invece che pur avendo figli, non hanno mai sentito questo istinto come naturale e che probabilmente hanno solo 'obbedito' al canone. E specifico uomo o donna poiché non dobbiamo dimenticare che questo discorso investe di più le donne ma per gli uomini non è assolutamente diverso. La lezione di Luca Trapanese, a riguardo, con l'adozione della piccola Alba è di una semplicità luminosa. Non a caso, Anna Pavignano, scrittrice e sceneggiatrice nomination all'Oscar per Il postino, ha scritto che questo romanzo parla agli uomini quanto alle donne".

Quanto questo romanzo, ovvero mettendo nero su bianco i suoi pensieri e soprattutto i suoi sentimenti l’ha aiutata?

"Devo essere sincera, quando ho scritto questo libro, avevo già diradato le mie nebbie e il modo è descritto nel romanzo. Io ho iniziato a scrivere "Io madre mai" per rispondere a una frase che per anni mi ha logorata, una frase che sono quasi sempre donne a dire ad altre donne, con voce caritatevole: "Eh ma tu non puoi capire perché non hai figli". Considero questa frase un esercizio di stupidità fatto da parte di chi vorrebbe far valere una propria 'conquista' ai danni di chi ha di fronte. Poco male se fosse solo stupidità. C'è purtroppo insita nella frase una imperdonabile mancanza di rispetto verso qualcuno che abbiamo di fronte, di cui non conosciamo la storia; e se talvolta la decisione di non fare figli può essere frutto di una scelta ragionata, tal altra può essere il risultato di un percorso molto doloroso non ancora cicatrizzato. Quindi, per tornare alla sua domanda, ho scritto "Io madre mai" con un preciso intento: se anche una sola ragazza di oggi, che si sente inadeguata come molti hanno provato a far sentire me, leggendo si sentisse meno sola e meno 'diversa', allora proverei una soddisfazione profonda, sarebbe quasi una carezza alla ragazza che ero".

Non avere figli spaventa gli uomini?

Pensando al maschile, una donna che non vuole diventare madre spaventa gli uomini?

"Io madre mai" si apre con una scena drammatica: c'è una donna che piange tra le lenzuola del letto a baldacchino di una suite elegante a Siviglia. Ha appena comunicato al suo compagno che lei non vuole e mai vorrà un figlio. Lui, trapassato dal colpo, se ne va. Ritengo che ciò che spaventi, sia l'inatteso, l'imprevedibile, l'inimmaginabile. Due persone che si conoscano ed inizino una relazione profonda, giungeranno necessariamente a parlare di un progetto di vita. Certamente mettere al mondo un figlio è un nodo da sciogliere. Conosco coppie che non lo hanno sciolto e hanno preso strade differenti ma ho anche l'esempio di persone felici che vivono la coppia in modo armonioso pur non avendo figli. La vita è un percorso e solo chi lo affronta decide con quale passo".

Quanta solidarietà o confronto ha ricevuto dalle lettrici?

"Questa è una cosa singolare che vale la pena raccontare. Terminato il romanzo, sono stata assalita dal dubbio se la storia di "Io madre mai" potesse avere appeal per altre donne. Così ho pensato di rimettermi al giudizio di un piccolo gruppo di lettori. Ho selezionato tramite amici di amici dieci persone, uomini e donne, dalla Sicilia, passando per la Puglia fino al Veneto e alla Lombardia, con solo due caratteristiche: non dovevano conoscermi; dovevano essere veloci a leggere. Ho fatto recapitare loro a casa tramite corriere il manoscritto con un semplice test alla fine: la storia ti è piaciuta? Perché? E se non ti è piaciuta, perché? La ritieni utile o inutile? Puoi riassumerne il senso in poche righe?. Dopodiché mi sono messa in attesa con una certa ansia. Ho atteso circa un mese e mezzo per il primo feedback. Erano come messaggi nella bottiglia da sconosciuti e sconosciute nel mare aperto.

Le loro risposte circostanziate, semplici e sentite, gratificanti, sono state il trampolino per fare il grande salto: pubblicare 'Io madre mai'".

Donata Carelli
Donanta Carelli, professoressa di lettere classiche, giornalista e scrittrice creativa, autrice di testi teatrali, saggi, film e documentari. Il suo ultimo romanzo è “Madre Mai” (Piemme)

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