Mamma ho perso l’aereo continua a essere uno dei film più presenti durante le feste, altro che video con l’AI, Kevin McCallister resta lì, inchiodato a un’idea di Natale che riconosciamo subito (c’è anche una serie di video di chi ha protestato perché la casa originale è stata modificata dai proprietari, resa “troppo moderna”, dovevano lasciare ogni dettaglio inchiodato così dov’era, come se la casa l’avessero pagata i fan).
Comunque sia, un articolo di oggi sul Guardian segnala il boom del trend #90sChristmas su TikTok, che al momento conta oltre 8.000 video pubblicati, e rimette in circolazione un’estetica natalizia anni Novanta volutamente disordinata, fatta di luci multicolori grosse e non coordinate e VHS lasciate in vista sul mobile e televisori accesi solo per fare atmosfera e salotti pieni di oggetti ormai cult, tra tappeti scuri, divani vissuti, pacchi avvolti male, con Home Alone che compare spesso come riferimento visivo.
Mamma ho perso l’aereo funziona soprattutto come segnale immediato di quell’epoca, non tanto per la storia o per i personaggi (che comunque restano perfetti così come sono, non hanno mai rotto le palle di natale a nessuno) quanto per l’atmosfera domestica che evoca, un Natale pre-digitale, rumoroso e poco controllato (e quindi rassicurante, figuriamoci di questi tempi ansiogeni), lontano dall’estetica pulita e minimale degli ultimi anni.
Interessante che questo ritorno non avviene in TV, dove Home Alone passa regolarmente da decenni senza bisogno di essere rilanciato, ma nei social, e soprattutto sul social per me più idiota (tanto che non ce l’ho), cioè su TikTok, dove il film non viene guardato, viene usato, diventa uno sfondo o un oggetto riconoscibile, qualcosa che basta inquadrare per dire “anni Novanta” senza aggiungere altro.
Nello stesso feed, però, TikTok è anche il luogo in cui i contenuti generati o modificati con l’intelligenza artificiale sono ormai diffusissimi, tanto che lo stesso Guardian ha scritto che la piattaforma sta sperimentando strumenti per limitarli, per cui il ritorno dell’analogico avviene dentro un ambiente fortemente artificiale, dove anche l’imperfezione è spesso costruita (e rifatta meglio di com’era, con la grana aggiunta artificialmente). Virale è anche il frammento modificato in cui Kevin incontra Trump (come accade realmente nel film) e gli domanda indicazioni su dove trovare Epstein.
Mamma ho perso l’aereo si presta bene a questo uso perché è già un oggetto ciclico, più evergreen degli abeti. Torna ogni anno puntuale e non richiede attenzione continua e funziona anche se lo guardi di sbieco, mentre fai altro (anche se i MythBusters hanno dimostrato che i due ladri sarebbero morti praticamente subito, tra traumi cranici, ustioni e cadute fatali). D’altra parte nei video del trend non conta la visione del film, conta il suo valore iconico e la sua capacità di segnalare un’epoca in pochi secondi, tutto deve essere in pochi secondi, e non perché siamo diventati intelligentissimi, casomai il contrario, il livello di attenzione dei cervelli è bassissimo.
In ogni caso quello che per anni è rimasto stabile nella programmazione televisiva viene rielaborato come materiale da feed, trasformato in atmosfera e in citazione (per cui aveva ragione la televisione, e noi a dire “ancora Mamma ho perso l’aereo?”, restando però incollati a vederlo per trentesima volta fino alla fine). Tuttavia ricordiamoci una cosa: a Natale e a Capodanno ci saranno gli ultimi episodi di Stranger things.
Alla fine i veri vincitori di mezzo secolo per l’immaginario restano gli anni Ottanta (anche per chi non li ha vissuti), su cui ancora vivono il cinema e le serie. E questa non è una stranger thing, è un fatto, signore mie.