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Il sogno dura un tempo Italrugby presa a calci

Azzurri sconfitti soprattutto sui piazzati. Ma è un vero peccato. Parisse: "Delusione enorme perché loro hanno giocato male"

Il sogno dura un tempo  Italrugby presa a calci

Se Italia-Inghilterra non fosse stata circondata da tutto quello strano, quanto inspiegabile, ottimismo, saremmo qui a celebrare una delle più grandi «onorevoli sconfitte» della storia azzurra. E invece, questa volta più che mai, il bicchiere dell’Italia è mezzo vuoto, perché non basta essere grandi per mezza partita quando si incontra gente che il rugby comunque lo mastica da più di cent’anni. Onore a Sergio Parisse, capitano coraggioso di un’Italia ancora incapace di fare il piccolo grande passo tra una sconfitta di misura e una vittoria di misura, onore a Sergio Parisse perché il gigante azzurro ammette che «la delusione è enorme: con un’Inghilterra così povera la sconfitta ci rode ancora di più».
Già, perché forse quella vista ieri all’Olimpico è stata l’Inghilterra più scarsa da quando hanno inventato il rugby. Una squadra scesa in campo con un’incredibile paura, forse condizionata anch’essa dalla strana euforia che girava per l’ambiente azzurro. Così gli inglesi rinunciano a giocare, puntano a buttare la palla dalla nostra parte, cercando di andare avanti con qualche piazzato. Ma in un primo tempo congelato, come tutta la gente arrivata comunque all’Olimpico, i bianchi (che si confondono con il terreno innevato, così come spesso e volentieri non si vede la palla: ma non si poteva usarne una colorata?) raccolgono solo 6 punti e, cosa che è più grave per loro, in tre minuti di follia collettiva (tra il 38’ e il 40’) regalano letteralmente due mete all’Italia, la prima con una serie di rimpalli fortunosi (tra cui un in avanti) e la seconda con un passaggio sciagurato di Foden che regala il pallone al contropiede azzurro.
In tre minuti dunque l’Olimpico esplode due volte. Prima lo fa cantare un altro Venditti, che ha il merito di trovarsi al posto giusto per sfruttare l’ultimo rimbalzo della palla nel flipper inglese, poi c’è un altro Benvenuti che trova gloria a Roma cinquant’anni dopo il grande Nino: il trequarti del Benetton sfrutta l’ennesimo errore inglese e vola da metà campo verso la meta dell’incredibile 12-6 che potrebbe veramente scrivere la storia.
Ma così non è, perché nel secondo tempo l’Inghilterra si ricorda di essere una grande del rugby e allora torna a giocare alla mano, cosa dimenticata sistematicamente per tutti i primi 40 minuti. L’Italia non regge la pressione, gli inglesi restano in corsa con un altro piazzato dell’infallibile Farrell (6 su 6 al piede) e arrivano a due punti dagli azzurri (15-13) con l’unica meta di giornata segnata da Hodgson con un intercetto su Masi. È l’unico guizzo della partita inglese, ma basta al quindici della rosa per cambiare l’inerzia.
L’Italia subisce il colpo e non reagisce più, dopo aver perso Castrogiovanni (costola incrinata) nel primo tempo, si ritrova anche con un Parisse malconcio, ma soprattutto comincia a pagare caro i falli. Farrell segna il 16-15 del sorpasso, poi mette altri tre punti per il 19-15 finale.

Ma l’Italia potrebbe ancora rimediare con la stessa arma, se gli ultimi due calci piazzati della partita azzurra non finissero affidati al piede dello sciagurato Botes, l’ultimo degli "equiparati", un sudafricano arrivato in maglia azzurra per sparacchiare malamente i due palloni del sogno azzurro.

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