Sol LeWitt, la complessità dellessere semplice
10 Aprile 2007 - 03:04Vicino al minimalismo, sostenne che lidea è più importante dellopera
È stato un artista dalla personalità complessa, nonostante lapparente semplicità, Sol LeWitt, protagonista della scultura minimalista, teorico dellarte concettuale, scomparso ieri a New York a settantanove anni.
LeWitt era nato a Hartford, nel Connecticut, nel 1928, da genitori emigrati dalla Russia. E il suo lavoro non si comprende pienamente se lo si colloca solo nella cornice statunitense, dimenticando quelle ascendenze appunto russe che lo portavano a una ricerca di essenzialità quasi alla Malevic, pur senza implicazioni mistiche.
LeWitt aveva iniziato a disegnare nel 1958, dopo essersi diplomato in una scuola per illustratori a New York. Aveva poi collaborato con larchitetto I.M. Pei, e quindi col MoMa, dove aveva conosciuto Dan Flavin, Ryman, Mangold, futuri esponenti del minimalismo. «Volevamo reinventare larte, tornare alle fondamenta» dichiarò un giorno.
Le sue prime opere sono di unessenzialità assoluta, che verrà appunto definita «minimalismo»: lastre di legno piegate e verniciate in bianco e nero, cubi bianchi che si ripetono nello spazio, graticci modulari che si moltiplicano allinfinito, come lOpen Modular Cube del 1966.
«La forma è il mezzo e la disposizione è il fine» sostiene LeWitt, che vuole eliminare dallarte ogni psicologia, ogni soggettivismo, ogni espressività. Non a caso molti interpretano le sue sculture come strutture logiche, come pure coordinate cartesiane.
La sua poetica, del resto, è vicina allarte concettuale, cioè a unarte secondo cui lidea è laspetto più importante dellopera, anzi è lopera stessa. Nel giugno 1966 infatti LeWitt pubblica sulla rivista Art Forum i «Paragrafi sullarte concettuale», destinati a diventare uno dei manifesti di quella tendenza. «Lidea è una macchina che crea larte. Ma non c'è bisogno che le idee siano complicate», scrive.
Deriva da questa poetica anche la convinzione che lopera possa essere eseguita non dallartista, ma da collaboratori che partecipano al processo creativo.
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