Milano - La Guardia di finanza è pronta a fare visita ai giornali che vivono di finanziamenti pubblici. Nei giorni scorsi è stato firmato l’accordo tra il Comando generale delle Fiamme gialle e il dipartimento per l’Editoria presso la presidenza del Consiglio. La promessa del comandante generale, Roberto Speciale, è che la Guardia di finanza assicurerà «una fattiva collaborazione nella verifica del corretto utilizzo delle varie fattispecie normative di sostegno al mondo editoriale». In pratica la Finanza avrà la possibilità di spulciare i bilanci dei giornali, incrociare i dati relativi alla diffusione, alle copie stampate e a quelle effettivamente vendute con le cifre «denunciate» al dipartimento dell’Editoria per ottenere i soldi dal governo.
La visita delle Fiamme gialle arriverà in tutte le redazioni dei quotidiani e delle testate che, a vario titolo, ricevono soldi dalla presidenza del Consiglio. La missione sarà composta da un ufficiale e da quattro o cinque ispettori con il compito di «impostare controlli a campione finalizzati alla verifica dei bilanci delle aziende che beneficiano di contributi diretti». L’accordo tra governo e Guardia di finanza, firmato il primo marzo scorso, era stato preannunciato lo scorso ottobre da Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria e servirà, secondo il viceministro ds Vincenzo Visco, regista dell’operazione, ad «assicurare una sempre più incisiva tutela degli interessi finanziari dello Stato».
Quella del finanziamento pubblico ai partiti è una torta da centinaia di milioni di euro, della quale beneficiano anche giornali apparentemente liberi da qualsiasi vincolo politico, purché dimostrino di essere «organo di un movimento avente un proprio gruppo parlamentare o due europarlamentari eletti nelle proprie liste» o «quotidiani editi da cooperative costituite entro il 30 novembre 2001». I criteri per l’assegnazione dei fondi sono stati modificati dalla Finanziaria 2007: l’anticipo del 50% delle somme previste, che di solito veniva erogato entro il 31 marzo, è stato abolito. La manovra prevede che i contributi siano «erogati in un’unica soluzione entro l’anno successivo a quello di riferimento», mentre i fondi per i giornali editi da cooperative senza fini di lucro passano da 200 lire a 0,2 euro a copia.
Tra i giornali che escono in edicola in parte «a carico dello Stato» c’è L’Unità, il giornale dei Ds, che nel 2003 ha ricevuto 6,817 milioni di euro, «forte» di una diffusione media inferiore alle 60mila copie (dati Ads del novembre 2006). Europa, il giornale che ha ereditato dal Popolo i finanziamenti come organo della Margherita, incassa quasi la metà, 3,138 milioni di euro. Impossibile stabilire la vendita in edicola, visto che i dati non sono mai stati resi noti. Uno dei casi più eclatanti è Il Campanile, il giornale dell’Udeur che, ogni anno, incassa un milione e 153mila euro di finanziamento pubblico, per stampare - parola del leader centrista Clemente Mastella - «3mila copie al giorno, di cui mille vendute».
Nell’elenco c’è anche Libero, il quotidiano fondato da Vittorio Feltri, che ha «ereditato» i finanziamenti del Movimento monarchico italiano e che nel 2003 ha incassato ben 5,371 milioni di euro, Il Foglio (3,511 milioni), Liberazione (3,718 milioni), il Riformista ((2,179 milioni) e il manifesto (4,441 milioni). Tutti in attesa che le Fiamme gialle non mandino in fumo i fondi che in parte contribuiscono a tenerli in vita.
felice.manti@ilgiornale.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.