Soldi pubblici ai partiti: richiesti 4 referendum

Riparte la campagna contro i finanziamenti dello Stato ai partiti. Un comitato guidato da Willer Bordon ha depositato in Cassazione i testi di quattro quesiti referendari. Tra pochi giorni partirà la raccolta delle firme: ne servono 500mila

Soldi pubblici ai partiti: 
richiesti 4 referendum

Roma - Sono quattro i quesiti referendari per l’abolizione delle norme riguardanti i rimborsi elettorali ai partiti depositati oggi in Cassazione da un comitato guidato da Willer Bordon. Fra qualche giorno partirà la raccolta delle 500 mila firme necessarie per proporre il referendum che Bordon stesso definisce "politicamente trasversale", rivolto all’interesse di tutti i cittadini.

Il primo quesito riguarda l’abolizione totale della legge n.157 del 3 giugno 1999 in materia di "Rimborso delle spese per consultazioni elettorali e referendarie", che questa mattina Bordon aveva definito una legge che "sotto altro nome non era altro che il finanziamento pubblico ai partiti che nel 1993, con un referendum, i cittadini avevano chiesto di cancellare".

Il secondo e il terzo quesito riguardano riduzioni progressive dei diversi rimborsi che ogni partito riceve nei cinque anni di legislatura per le consultazioni elettorali (un euro per ogni elettore che ha votato la lista), che continuano anche nelle legislature successive.

L’ultimo quesito infine abroga una serie di norme che Bordon stamani ha definito "privilegi odiosi per la casta. Si tratta di cifre inenarrabili, che tramite le norme sul finanziamento servono solo ad esaudire i desideri di alcuni politici".

Al comitato promotore partecipano anche Nello Formisano (Idv) e Gustavo Selva. Willer Bordon fa appello a tutte le organizzazioni e a tutte le forze politiche per appoggiare la raccolta delle firme che partirà in questi giorni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica